epa05158705 Pope Francis in the Popemobile at Zocalo after a welcome ceremony at the National Palace in Mexico City, Mexico, 13 February 2016. Pope Francis landed in the Mexican capital late 12 February for his first visit to the predominantly Catholic country. His tour will last until 17 February, and to take in six cities in four states. The pope has spoken out against the high rates of crime and poverty in the country. EPA/Alex Cruz

Papa Francesco in Messico, la folla lo acclama

Al santuario di Nostra Signora di Guadalupe, patrona del Messico e delle Americhe, il pensiero del Papa è andato ai più piccoli, ai sofferenti, agli sfollati e agli emarginati, a tutti coloro che sentono di non avere un posto degno in queste terre. Nella messa, presente anche il capo dello Stato Enrique Pena Nieto, ricordando la nascita della tradizione di Guadalupe e le apparizioni mariane originarie, Francesco ha sottolineato che ‘Maria, la donna del sì, ha voluto anche visitare gli abitanti di questa terra d’America nella persona dell’indio san Juan Diego. Così come si mosse per le strade della Giudea e della Galilea, nello stesso modo raggiunse il Tepeyac, con i suoi abiti, utilizzando la sua lingua, per servire questa grande Nazione’. In quell’alba di dicembre del 1531,   ha proseguito, si compiva il primo miracolo che poi sarà la memoria vivente di tutto ciò che questo Santuario custodisce. In quell’alba, in quell’incontro, Dio risvegliò la speranza di suo figlio Juan, la speranza del suo Popolo. In quell’alba, ha aggiunto, ‘Dio ha risvegliato e risveglia la speranza dei più piccoli, dei sofferenti, degli sfollati e degli emarginati, di tutti coloro che sentono di non avere un posto degno in queste terre’. In quell’alba ‘Dio si è avvicinato e si avvicina al cuore sofferente ma resistente di tante madri, padri, nonni che hanno visto i loro figli partire, li hanno visti persi o addirittura strappati dalla criminalità’. Per il Pontefice, nella costruzione dell’altro santuario, quello della vita, quello delle nostre comunità, società e culture, nessuno può essere lasciato fuori. Tutti siamo necessari, soprattutto quelli che normalmente non contano perché non sono ‘all’altezza delle circostanze’ o non ‘apportano il capitale necessario’ per la costruzione delle stesse. Il santuario di Dio è la vita dei suoi figli, ha detto ancora il Papa, di tutti e in tutte le condizioni, in particolare dei giovani senza futuro esposti a una infinità di situazioni dolorose, a rischio, e quella degli anziani senza riconoscimento, dimenticati in tanti angoli. Il santuario di Dio sono le nostre famiglie che hanno bisogno del minimo necessario per potersi formare e sostenere. Il santuario di Dio è il volto di tanti che incontriamo nel nostro cammino. Al termine, Bergoglio ha richiamato anche le opere di misericordia, cui ha dedicato il suo Giubileo straordinario. Papa Francesco, accolto da una grande folla di fedeli, è arrivato al santuario della Madonna di Guadalupe, dove celebra la messa in questa seconda giornata della sua visita in Messico. Il Papa ha percorso in ‘papamobile’ aperta i 16 chilometri dalla Nunziatura, dove alloggia a Città del Messico, al santuario, che il più grande santuario mariano del mondo, visitato da venti milioni di pellegrini l’anno. Lungo il tragitto centinaia di migliaia i fedeli sulla strada, in uno sventolio di bandierine bianche e gialle, i colori di Vaticano. Il santuario sorse, secondo la tradizione in seguito alle cinque apparizioni della Madonna, tra il 9 e il 12 dicembre 1531, a un piccolo indio, Juan Diego, canonizzato da Giovanni Paolo II nel 2002. Papa Wojtyla visitò il santuario quattro volte, ovvero nel 1979, nel 1990, nel 1999 e, appunto, nel 2002. Nel santuario è venerata un’immagine ritenuta miracolosa della Vergine, davanti alla quale papa Francesco si fermerà in preghiera ‘Combattere i narcos’. Vi prego di non sottovalutare la sfida etica e anti-civica che il narcotraffico rappresenta per l’intera società messicana, compresa la Chiesa, ha detto il Papa ai vescovi del Messico. Le proporzioni del fenomeno, la complessità delle sue cause, l’immensità della sua estensione come metastasi che divora, la gravità della violenza che disgrega e delle sue sconvolte connessioni, non permettono a noi, Pastori della Chiesa, di rifugiarci in condanne generiche, bensì esigono un coraggio profetico e un serio e qualificato progetto pastorale. Siate vescovi di sguardo limpido, di anima trasparente, di volto luminoso. Non abbiate paura della trasparenza. La Chiesa non ha bisogno dell’oscurità per lavorare. Vigilate affinché i vostri sguardi non si coprano con le penombre della nebbia della mondanità; non lasciatevi corrompere dal volgare materialismo né dalle illusioni seduttrici degli accordi sottobanco. Non riponete la vostra fiducia nei ‘carri e cavalli’ dei faraoni attuali, ha aggiunto citando espressioni dell’Esodo, perché la nostra forza è la ‘colonna di fuoco’ che rompe dividendole in due le acque del mare, senza fare grande rumore. L’esperienza ci dimostra che ogni volta che cerchiamo la via del privilegio o dei benefici per pochi a scapito del bene di tutti, presto o tardi la vita sociale si trasforma in un terreno fertile per la corruzione, il narcotraffico, l’esclusione delle culture diverse, la violenza e persino per il traffico di persone, il sequestro e la morte, che causano sofferenza e che frenano lo sviluppo.

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