Papa Francesco durante la messa di chiusura della Gmg a Copacabana, a Rio De Janeiro, 28 luglio 2013. ANSA/LUCA ZENNARO/POOL

Papa a Auschwitz bacia il palo di una forca per impiccaggioni

Un silenzio che parla da solo, senza bisogno di aggiungere parole al raccoglimento in meditazione e preghiera. E’ la scelta di Papa Francesco, giunto al campo di concentramento e di sterminio nazista di Auschwitxz, cui seguirà la visita a quello di Birkenau, tappe significative del suo viaggio apostolico in Polonia, in occasione della celebrazione a Cracovia della Giornata monidale della Gioventù.

Il Papa prosegue la propria visita nel lager di Auschwitz, in Polonia, come un pellegrinaggio personale. Entrato da solo sotto nel lager, camminando lentamente sotto la nota scritta “Arbeit macht frei”, il lavoro rende liberi, Francesco si è poi seduto, sempre da solo e sempre in silenzio, su una panchina di fronte alle camerate dove erano reclusi gli internati, dove è rimasto per oltre un quarto d’ora assorto, a tratti con gli occhi chiusi, a mani giunte in grembo. Prima di riprendere il percorso, a bordo di una piccola vettura aperta, Francesco si è avvicinato ad una forca in ferro dove venivano impiccati i prigionieri e ha baciato uno dei pali.

Poi davanti ad uno dei “blocchi” dove erano uccisi gli internati con le “docce a gas”, il Papa ha salutato 11 sopravvissuti. L’ultimo gli ha consegnato una candela con la quale Francesco ha acceso una lampada.

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