Luca Palamara durante un dibattito sull'ipotesi di riforma dell'ordinamento giudiziario, a Palazzo dei Marescialli, Roma 13 settembre 2016. ANSA/CLAUDIO PERI

Palamara tra Banca Etruria e Matteo Renzi

“Ma così indebolisce Renzi”. A scrivere questa frase sarebbe stato, secondo quanto scrive La Verità, Luca Palamara il 4 dicembre 2017, quando l’allora procuratore di Arezzo, Roberto Rossi, gli fece sapere attraverso un comune amico di essere pronta o a lasciare l’inchiesta su Banca Etruria che coinvolgeva Pier Luigi Boschi, papà di Maria Elena.

Secondo quanto scrive il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, Palamara era “il trait d’union tra Luca Lotti, uno degli indagati, Matteo Renzi e l’allora capo della procura di Roma Giuseppe Pignatone”. Con Palamara che avrebbe detto: “Mi acquieterà solo quando Pignatone mi chiamerà e mi dirà che cosa è successo con Consip, perché lui si è voluto sedere a tavola con te, ha voluto parlare con Matteo, ha creato l’affidamneto e poi mi lascia con il cerino in mano. Io mi brucio e loro si divertono”.

Sempre secondo quanto scrive la Verità, nel febbraio del 2019 “Palamara si era interessato anche dell’arresto dei genitori di Renzi. Aveva condiviso e commentato l’ordinanza con un collega (“A Roma non avrebbero dato nessuna misura” era stato il commento dell’interlocutore). A un’impiegata del Csm aveva riferito la provenienza correntizia del pm che aveva chiesto l’arresto”.

Secondo la Verità, sarebbe esistito un forte legame tra Palamara e Rossi, con il primo che “va su tutte le furie” dopo l’apertura di una commissione d’inchiesta sulle banche e una lettera del secondo al presidente della commissione, Pier Ferdinando Casini, in cui si sostiene di “aver fornito le informazioni richieste dai parlamentari e aver annuito, quando gli è stato chiesto se i membri del Cda potessero essere indagati”. L’ex consigliere del Csm scrive al suo consigliere: “Se non fosse per Roberto Rossi sarei molto ottimista”. Il consigliere gli chiede: “Che c’entra Rossi con pg?”. E Palamara avrebbe replicato: “C’entra perché crea solo casini con quella audizione, indebolisce Renzi”. Secondo quanto scrive Giacomo Amadori il “problema è il contraccolpo che dalla vicenda potrebbe subire Renzi, in quel momento segretario del Pd”.

A ottobre del 2018, conclude la Verità, Palamara commenta così lo slittamento del voto per la conferma di Rossi a procuratore al quale concorreva anche Alessio Lanzi, laico in quota Forza Italia e accusatore dello stesso Rossi. “Con Lanzi sarebbero stati cazzi amari per voi”, gli avrebbe scritto Fuzio. E Palamara: “Appunto. Cosa assurda. Si sta togliendo sasso dalla scarpa”. Fuzio: “Rossi ha fatto cazzate su cazzate non nel merito, ma nel modo di comportarsi”. E Palamara: “Lo so, ma bisogna salvarlo”. Cosa che poi non accadrà, conclude la Verità.

 

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