Orticaria: ‘Non sentire la propria pelle’

L’orticaria è una reazione allergica della pelle verso una sostanza che in condizioni normali sarebbe inoffensiva e i casi acuti possono essere scatenati da una o più sostanze, anche molto diverse tra loro. Parlare di orticaria vuol dire parlare di piccoli rigonfiamenti irregolari e arrossati che compaiono sulla pelle provocando un intenso prurito. Circa il 20 per cento della popolazione soffre di orticaria almeno una volta nella vita, che spesso compare all’improvviso e dura soltanto per poche ore oppure, più raramente, per più di sei settimane. In alcune persone non scompare del tutto, oppure sembra passare ma tende a ricorrere con frequenza e può ripresentarsi per mesi oppure, più raramente, per anni. Questo è il motivo per cui questa forma viene definita ‘orticaria cronica’ o ‘orticaria cronica spontanea (Csu)’. Dal punto di vista scientifico ‘orticaria idiopatica cronica’ e  la si definisce tale quando perdura per più di 6 settimane, mentre in caso di durata inferiore si parla di ‘orticaria acuta’. Le 2 forme hanno sintomi e manifestazioni molto simili, probabilmente identici, e vengono diagnosticate sulla base della durata. Il peggioramento dell’orticaria è anche abbastanza comune, nelle donne, nel periodo premestruale. La manifestazione della patologia interessa la parte più superficiale della pelle, è caratterizzata dalla comparsa di piccole macchie sulla pelle, chiamati pomfi, di colore rosso, piccole lesioni con bordi spessi che possono anche unirsi ma  il sintomo principale dell’orticaria è il prurito. La diagnosi inizia con un esame della storia medica del paziente seguita da una visita e il medico, prima di tutto, controllerà che l’orticaria cronica non sia sintomo di una malattia più grave, come ad esempio l’epatite o l’ipertiroidismo. Alcuni pazienti affetti sono anche colpiti dall’orticaria vascolitica in cui i capillari, i piccoli vasi sanguigni della pelle, si infiammano. L’orticaria è quindi una patologia dermatologica, ad eziologia variabile, caratterizzata dall’improvvisa comparsa di un’eruzione cutanea, più o meno pruriginosa, la cui lesione elementare è il pomfo. Le lesioni interessano prevalentemente l’epidermide, ma possono anche estendersi agli strati più profondi della pelle, portando ad una condizione nota come angioedema, e sono dovute prevalentemente alla liberazione di istamina. Non esiste una zona di cute preferenzialmente coinvolta nella patologia. Il progetto “Convivere con l’orticaria cronica”, realizzato dalla Fondazione ISTUD, si è avvalso della medicina narrativa per dare voce a quanti ne soffrono e per individuare le migliori cure.  La ricerca, spiega Maria Giulia Marini, direttore dell’Area Sanità e salute della Fondazione ISTUD in un incontro con i media organizzato a Milano da Federasma e Allergie Onlus, con la sponsorizzazione di Novartis, tenta di dare voce a quanti vivono nascosti sul posto di lavoro e in famiglia e devono affrontare ogni giorno ansia, depressione e isolamento sociale.  Dal progetto è emerso che dei 190 pazienti presi in considerazione, affetti da orticaria cronica (45% del Nord, 28% del Centro, 24% del Sud), il 71% è costituito da donne, con un’età media di 47 anni, che vivono mediamente con orticaria cronica da sette anni. Di questi, il 95% convive con l’orticaria cronica spontanea (Csu). L’83% dei pazienti ritiene insoddisfacente il percorso di cura, mentre il 75% dichiara di essere stato visitato da tre o più medici, prima della diagnosi definitiva e il 15% ha addirittura superato i dieci medici consultati. Più di due su tre (76%), inoltre, hanno percepito negativamente il rapporto con il medico. I pazienti hanno riferito di stress e fatica, ma il sentimento dominante (92%) è la rabbia. La malattia influenza negativamente anche i rapporti e solo il 17% dei pazienti ha trovato sostegno all’interno della famiglia. Il prurito è il sintomo principale dell’orticaria ma chi soffre di questa patologia può manifestare anche disturbi del sonno, stanchezza, perdita di energia e rischia spesso di chiudersi in se stesso. L’orticaria può avere un effetto molto pesante sulla vita quotidiana dei pazienti. Le donne hanno il doppio di probabilità, rispetto agli uomini, di sviluppare la malattia; i sintomi sono imprevedibili e la ricerca delle cause sottostanti indica il ruolo del sistema immunitario, con possibili fattori aggravanti come stress, stanchezza e presenza di infezioni. Tuttavia, un nuovo trattamento è ora a disposizione dei pazienti ricorda Massimo Triggiani, professore di Allergologia e immunologia clinica all’Università di Salerno e past president della Società italiana di allergologia, asma e immunologia clinica. Si tratta di omalizumab, una terapia mirata che legandosi alle immunoglobuline E (IgE) è in grado di ridurre le reazioni cutanee indotte da istamina e di migliorare in modo significativo prurito, pomfi e qualità della vita.

Clementina Viscardi

 

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