Opposizioni sull’Aventino ma Renzi non cede: avanti da soli

Maratona notturna alla Camera sulle riforme ma l’esame degli emendamenti e l’approvazione dei 40 articoli che riscrivono la Costituzione avviene in un’Aula semivuota. Le opposizioni, come annunciato, non sono sedute ai loro banchi, con l’eccezione di una manciata di deputati del M5S e di Fi a presidio del regolare andamento dei lavori. Credo che a rammaricarsi debbano essere il centrodestra e le opposizioni, commenta il premier Matteo Renzi parlando in Transatlantico a Montecitorio, noi andiamo avanti. Assenze che sono una ferita istituzionale, ammette il deputato Pd Ettore Rosato chiudendo i lavori dell’Assemblea che vengono accolti da un applauso dei deputati. Anche se, aggiunge, il percorso è ancora lungo e riusciremo a fare in modo che tutti sentano propria questa riforma. A voler sottolineare poi l’importanza del passaggio che si è appena concluso la presenza del premier Matteo Renzi, che poco prima della chiusura dei lavori aveva fatto il suo ingresso nell’emiciclo. Il secondo atto della partita sulle riforme non si è ancora consumato e per il via libera finale al provvedimento occorrerà aspettare i primi giorni di marzo. Le opposizioni hanno abbandonato l’Aula di Montecitorio e si sono appellati al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Fi, Lega, M5S e Sel saliranno al Colle martedì, convinti che il governo stia portando il Paese verso una deriva autoritaria. Il caos alla Camera sulle riforme crea comunque il primo incidente diplomatico tra Beppe Grillo e il nuovo inquilino del Colle. Al leader M5S non è piaciuto il silenzio del Quirinale in queste ore,   non ne fa mistero e tuona dal blog puntando il dito contro “il silenzio di Mattarella di fronte allo scempio della Costituzione fatto da Renzie”, un premier “mai eletto neppure in Parlamento che ieri notte si aggirava come un bullo in Parlamento a provocare le opposizioni. Questo silenzio è inquietante, forse peggio dei moniti di Napolitano”. Ma i 5 Stelle, in conferenza stampa solitaria alla Camera, mentre tutte le altre opposizioni fanno fronte comune e incontrano insieme i giornalisti, confidano sul buon senso del neo Capo dello Stato. “Mattarella ha tutti gli strumenti per vedere, valutare e comprendere la situazione”, dice infatti Roberto Fico, tra i membri del direttorio voluto da Grillo e Casaleggio. Sulle riforme costituzionali “è tutta una questione di metodologia, che viene tradita. Mattarella è il garante di tutto questo, è il primo garante della Costituzione. E’ chiaro che aspettiamo un segnale sul metodo”. Il presidente del Consiglio però sceglie di andare avanti: “Vogliono solo bloccare il governo ma noi non ci facciamo ricattare da nessuno”. A nulla valgono anche le proteste della minoranza del partito, che chiede una “pausa di riflessione”. Intanto, dopo una nottata all’insegna delle risse e degli insulti e una mattinata di stop and go, nel pomeriggio le votazioni nell’emiciclo di Montecitorio tengono per la prima volta un ritmo serrato. E non è escluso che l’esame degli emendamenti possa quindi concludersi per poi magari rinviare l’ok finale del secondo passaggio dei quattro necessari per il via libera alla riforma della Costituzione ai primi di marzo. Le lunghe giornate alla ricerca di una mediazione per evitare l’Aventino delle opposizioni, e di conseguenza il rischio di nuove divisioni all’interno del Pd, non sono dunque bastate. “Oggi la politica non e’ piu’ ‘sangue e merda”,   attacca Beppe Grillo, ma solo merda”. Renzi, dicono all’unisono Fi-Lega-Sel in una conferenza stampa congiunta, è un bullo e gli faremo vedere, minaccia il capogruppo azzurro Renato Brunetta, i sorci verdi. La scelta di abbandonare i lavori parlamentari, provano però a chiarire i grillini non vuole dire gettare la spugna: “Usciamo dall’Aula”, dice il deputato M5S Riccardo Fraccaro, “ma non dal Paese. Continueremo a lottare”. Tensioni che si aggiungono a quelle interne ai partiti. Forza Italia, che nel giro di 10 giorni è passata dal sostegno delle riforme a un’opposizione determinata, continua a essere attraversata dalle polemiche fra fittiani e berlusconiani così come il Pd si ritrova ancora una volta diviso con le minoranza Pd che vorrebbero che il premier facesse un gesto distensivo nei confronti delle opposizioni. Se il governo pretende di avere il dominio, è il ragionamento di Pier Luigi Bersani all’assemblea del gruppo della sera, finisce in rissa. La convinzione è che sarebbe opportuno un nuovo tentativo di mediazione nel rispetto dei tempi per cercare di riportare tutti in Aula e affrontare così insieme un dibattito importante come quello sulla Costituzione. Più tranchant ancora Stefano Fassina e Beppe Civati che, dopo la scelta di lasciare i lavori da parte dei gruppi parlamentari di minoranza, annunciano di essere pronti a non partecipare al voto sulle riforme. Ma il premier non appare intenzionato a mollare e, al contrario, proprio per sancire la linea della fermezza sarebbe determinato a mettere ai voti la relazione che impegna i deputati Dem a chiudere l’iter delle riforme. D’altro canto, Renzi è convinto che non possa passare la logica per cui l’ostruzionismo blocca il diritto e dovere della maggioranza di fare le riforme. Altrimenti, dice, sarebbe la fine. Tanto la riforma, è la sua tesi, sara’ sottoposta a referendum. E vedremo se la gente starà con noi o con il comitato del no guidato da Brunetta, Salvini e Grillo.   

 

 

 

 

 

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