Open Arms, chiesti 6 anni di carcere dalla Procura di Palermo per Salvini: ‘Il blocco dei migranti in mare fu sequestro di persona’   

«Salvini era consapevole della illegittimità dei suoi atti. Quelle sue inedite posizioni diedero luogo a un vero e proprio caos istituzionale: la strategia perseguita fu di piegare le norme alla politica dei porti chiusi». Per la procura di Palermo, Matteo Salvini è pienamente responsabile dei reati di sequestro di persona e di rifiuto di atti d’ufficio. La procuratrice aggiunta Marzia Sabella con i sostituti Gery Ferrara e Giorgia Righi chiedono la condanna a 6 anni di carcere per l’ex ministro dell’Interno oggi ministro delle Infrastrutture e leader della Lega.

«Aveva l’obbligo di concedere il porto sicuro e non lo fece. Questa situazione costrinse le altre istituzioni coinvolte ad approntare soluzioni di fortuna non potendo di certo permettersi di lasciare quei naufraghi senza terra. Vorremmo leggere uno dopo l’altro i nomi di queste persone per ricordarle nella loro individualità  perchè è anche per ciascuna di queste persone che chiediamo la condanna dell’imputato, oltre che per difendere i confini del diritto». Salvini rilancia subito, con l’ennesimo post, perchè in aula non si è presentato: «Sei anni di carcere per aver bloccato gli sbarchi e difeso l’Italia e gli Italiani? Follia. Difendere l’Italia non è un reato e io non mollo, né ora né mai. Mi dichiaro colpevole».

A Salvini arriva subito la solidarietà della presidente del Consiglio Giorgia Meloni: «Trasformare in un crimine il dovere di proteggere i confini italiani dall’immigrazione illegale è un precedente gravissimo».

Il caso Open Arms, con la richiesta dei pm di sei anni di carcere per Matteo Salvini scatena  le proteste dell’opposizione. Nel mirino finiscono infatti la Rai, con la messa in onda del monologo del ministro, e la premier Giorgia Meloni, che ha espresso sui social solidarietà nei confronti del vicepremier e leader della Lega.

“Si allunga l’elenco delle prove di ‘asservimento’ del servizio pubblico alla maggioranza. Rai costretta a mandare in onda un monologo di oltre tre minuti del Ministro Salvini di autodifesa rispetto al processo in corso. Il tutto con un Cdr che protesta e con giornalisti e professionisti della informazione umiliati e costretti a trasmetterlo. Non vi è equilibrio, non vi è garanzia di imparzialità e viene calpestato ogni elementare principio di servizio pubblico. Tutto questo dopo i casi Sangiuliano e Toti. Siamo davvero preoccupati di questo piano inclinato alla vigilia di importanti tornate amministrative a partire dalla Liguria ed intendiamo investire di questa palese criticità anche l’Agcom. Perseverare è davvero diabolico e qualcuno dovrà rispondere di questa mortificazione della Rai”. Questa la nota dei componenti democratici nella commissione di Vigilanza Rai che annunciano di portare anche questo caso all’esame della commissione.

“È gravissima l’intromissione della Premier Meloni nel processo che vede imputato Salvini, il quale afferma di aver difeso i confini nazionali. Tuttavia, ciò che ha bloccato non era una nave militare straniera, ma un’imbarcazione con 147 persone a bordo, la maggior parte donne e bambini, che stavano naufragando. Lo ha fatto per calcolo elettorale”, attacca il portavoce di Europa Verde e deputato di Verdi e Sinistra Angelo Bonelli: “La Premier Meloni ha aperto un conflitto costituzionale, con conseguenze sulla qualità della nostra democrazia. Questo è uno dei motivi per cui l’Italia è isolata dal resto d’Europa. Quanto accaduto deve essere portato all’attenzione di tutti i parlamentari europei, che dovranno valutare la proposta del commissario europeo. Non faremo mancare loro ogni informazione necessaria. La von der Leyer cosa pensa della Meloni e della sua svolta autoritaria in stile orbaniano?”.

«Non si può invocare la difesa dei confini senza tenere conto della tutela della vita umana in mare», dice la dottoressa Sabella nel corso della requisitoria proseguita per sette ore nell’aula bunker del carcere di Pagliarelli: «L’innalzamento dei confini serve solo a non vedere». La requisitoria della procura di Palermo contro l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini ha toni chiarissimi, va avanti dalle dieci del mattino alle 17.30: le regole poste durante la drammatica stagione 2019, quando furono bloccati 147 migranti a bordo della nave Open Arms, «furono incapaci di tutelare i diritti». Il sostituto procuratore Ferrara parla di «iter criminoso nel non concedere il Pos, il place of safety». Perché il migrante «ha diritto di arrivare in un porto sicuro. I diritti dell’uomo vengono prima della difesa dei confini». Il magistrato ricorda le convenzioni internazionali che «impongono delle responsabilità agli Stati», soprattutto quando i migranti di salvare solo minorenni: «C’è l’obbligo di soccorso in mare».

«Il principio chiave è quello del soccorso in mare, che viene dall’Odissea, da tempi ancestrali – dice il pm Geri Ferrara – Persino in guerra c’è l’obbligo del salvataggio in mare a conferma dell’universalità dei beneficiari. In questo processo affrontiamo il tema dei diritti dell’uomo, la vita, la salute e la libertà personale che prevalgono sul diritto a difendere i confini». Il magistrato ricorda quando detto dalle Nazioni Unite: «La rotta del Mediterraneo centrale è la più pericolosa del mondo, è dunque prioritaria la tutela della vita dei naufraghi». E ribadisce che «Libia e Tunisia non possono essere considerati porti sicuri, come si è detto in questo processo». E’ la tesi di Salvini. «Ma anche l’attuale ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, all’epoca capo di gabinetto del ministro dell’Interno Salvini, ci ha detto in quest’aula che Libia non può considerarsi un porto sicuro». In base delle convenzioni internazionali, ricorda il pm, «in presenza di un evento di soccorso in mare anche i criminali o i terroristi, presunti o reali, non possono essere lasciati in mare. Anche loro devono essere salvati. E, poi, dopo, eventualmente processati».

Ma a chi spettava rilasciare il Pos, il place of safety, il porto sicuro? Per la procura di Palermo non ci sono dubbi: «La competenza era del ministro dell’Interno, la modifica era stata legittimamente fatta dallo stesso Salvini, spostando la competenza da un ufficio del Viminale al titolare del dicastero. Ma il rilascio del Pos deve sempre avvenire nel rispetto dei diritti umani», dice Ferrara, che ribadisce: «La competenza era di Salvini, una condizione che il ministro Piantedosi ha cercato di diluire nella sua deposizione». Salvini ha invocato la difesa dei confini, ipotizzando che a bordo potessero esserci terroristi: «Ma nessuno dei responsabili delle forze dell’ordine sentiti in questo processo ha detto di saperne nulla», accusa la procura. Un’altra tesi difensiva riconnette la negazione del Pos «alla necessità che prima si facesse la redistribuzione dei migranti in Europa». Il pm Ferrara non usa mezzi termini: «Prima si fanno scendere i migranti, che a bordo erano in una situazione di rischio, poi si redistribuiscono. Altrimenti, si rischia di fare politica sulla pelle di chi soffre perchè in mare da diversi giorni, in condizione precaria su un’imbarcazione».

In una pausa del processo, insorge il legale di Salvini, l’avvocata Giulia Bongiorno: «Il pubblico ministero sta procedendo con una requisitoria contro il decreto sicurezza bis, che è un atto del governo, e contro la linea politica prima redistribuire e poi sbarcare».

Conclude la dottoressa Sabella: «Pensiamo che il dibattimento abbia dimostrato che almeno dal 14 agosto 2019 sussisteva il chiaro e preciso obbligo del ministro italiano e di nessun altro di rilasciare il Pos. Che tale Pos doveva essere rilasciato senza indugio, non un’ora dopo rispetto al momento in cui era stato richiesto; che il diniego avvenne in intenzionale e consapevole spregio delle regole; che l’intenzionale e consapevole spregio delle regole non avvenne per ragioni di natura preventiva o repressiva, né nella tutela dello stesso migrante ristretto, né per altro bene tutelato dall’ordinamento giuridico; che l’intenzionale e consapevole spregio delle regole non avvenne nel tentativo di proseguire un disegno politico governativo, magari con qualche forzatura giuridica non giusta ma quantomeno tendente alla giustizia. Che dunque il diniego consapevole e volontario ha leso la libertà personale di 147 persone per nessuna, ma proprio per nessuna, apprezzabile ragione».

L’avvocata Giulia Bongiorno interverrà il 18 ottobre, la sentenza è prevista entro fine anno. La Lega annuncia una mobilitazione a Palermo il giorno in cui parlerà la difesa di Salvini. E lancia una campagna in difesa del vicepremier con gazebo sparsi in tutta Italia.

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