Il netto rifiuto dei Paesi Bassi alla possibilità di istituire bond comuni per tutta l’Unione Europea (indipendentemente dal nome che poi si voglia dare a questo strumento finanziario, Eurobond o Coronabond) ha riportato in auge tanto in Italia quanto negli altri Paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo una vecchia questione: l’Olanda è un paradiso fiscale?
Secondo alcuni analisti, infatti, l’ordinamento tributario olandese è particolarmente favorevole, tanto che potrebbe essere considerato alla stregua di altre nazioni finite nella black list dell’OCSE dei Paradisi Fiscali. A dimostrazione di ciò, sostengono i critici, ci sarebbe la lunga lista di aziende che, di punto in bianco, decidono di spostare la loro sede legale e fiscale dal Paese d’origine proprio in Olanda. Una scelta fatta, solo per rimanere in Italia, da FCA, Exor e Mediaset e che costa ogni anno all’Erario miliardi e miliardi di mancate entrate fiscali.
Dietro la ritrosia olandese alla “condivisione del debito” tramite emissione di bond comunitari (siano essi a tempo determinato come i Coronabond, o a tempo “indeterminato” come gli Eurobond) ci sarebbe la necessità di difendere il proprio sistema fiscale, che potrebbe risentire di un livello differente di indebitamento.
Sistema fiscale olandese: le aliquote
Da un confronto delle aliquote fiscali applicate dall’Italia e dall’Olanda è facile capire come mai sempre più aziende decidono di creare delle holding di diritto olandese e affidare loro il controllo del pacchetto azionario. Partiamo, ad esempio, dall’aliquota ordinaria: nel nostro Paese la tassazione del fatturato è al 24%, mentre nei Paesi Bassi è al 20% fino a 200 mila euro di reddito imponibile e al 25% per cifre superiori. I due dati non sono poi così lontani, ma l’Olanda fa la “differenza” sul fronte della tassazione delle royalties, dei dividendi e delle plusvalenze.
In particolare, le società di diritto olandese possono godere di una esenzione totale su dividendi e plusvalenze generate da azioni di società controllate. Se una holding olandese ha in portafogli una partecipazione del 100% in un’azienda italiana e quest’ultima genera 1 miliardo di euro di dividendi, il fisco olandese non tasserà questa cifra. In Italia, invece, l’aliquota ordinaria per gli utili da dividendi è del 26% (anche se il nostro ordinamento fiscale prevede esenzioni e riduzioni).
Inoltre, l’Olanda è tra i Paesi europei più attivi sul fronte del Tax Ruling. Questo strumento consente a un Governo di sottoscrivere un accordo con un’azienda o una holding per determinare la base imponibile e altri accordi fiscali. Mediamente, i Paesi Bassi chiudono 250 accordi di Tax Ruling ogni anno, numero che li proietta al terzo posto nell’Unione Europea.
Quanto costano le tasse olandesi all’Erario italiano?
Va da sé che il trasferimento della sede fiscale dall’Italia all’Olanda comporta una perdita per le casse dello Stato di svariati miliardi di euro. Fare un conto preciso, in questo caso, non è possibile, ma alcune stime fatte da diversi economisti possono essere d’aiuto per farci un’idea. Secondo lo studio “The Missing Profits of Nations”, “I profitti perduti delle Nazioni”, realizzato dai ricercatori Thomas Tørsløv e Ludvig Wier dell’Università di Copenaghen e Gabriel Zucman dell’Università di Berkeley, l’Italia perde il 19% di entrate fiscali ogni anno a causa della “concorrenza sleale” di diversi paradisi fiscali in tutto il mondo.
Secondo il report presentato al Fondo Monetario Internazionale, ogni anno il nostro Paese “perde” 8 miliardi di dollari di tasse, frutto di oltre 25 miliardi di imponibile che viene trasferito verso paradisi fiscali tramite alcuni artifici contabili. Di questi 8 miliardi, ben 6 sono indirizzati verso Olanda, Lussemburgo e Irlanda (tutti e tre Paesi membri dell’Unione Europea).