Olanda al voto, cresce euroscetticismo, ma “nessun rischio Nexit”

I Paesi Bassi “sono sempre un Paese multiculturale, tollerante e filoeuropeista”. Se ne dice convinto l’ambasciatore olandese in Italia, Josephus Wijnands, che in un colloquio con askanews spiega le sfide cui il suo Paese si prepara in vista delle elezioni politiche del 15 marzo. Un appuntamento guardato con attenzione in tutta Europa, poiché precede di poche settimane il voto in Francia e di qualche mese quello in Germania, paesi nei quali cresce l’ondata populista ed euroscettica. Nell’immaginario italiano, l’Olanda è il Paese progressista per eccellenza, sinonimo di tolleranza e accoglienza: ma i sondaggi in vista delle prossime elezioni indicano che il Partito per la Libertà di Geert Wilders (PVV), formazione dell’estrema destra populista, è in testa. E’ davvero cambiata l’anima degli olandesi? “Sì e no. Ovviamente qualcosa è cambiato. Il fatto che i sondaggi dicano adesso che il partito di Wilders potrebbe essere il partito di maggioranza relativa indubbiamente registrano uno sviluppo nuovo, che non avevamo nelle precedenti elezioni (nel 2012 il PVV raccolse il 10,1% dei consensi, assicurandosi 15 seggi). Quindi certamente, qualcosa è cambiato, quanto meno nei sondaggi, poi vedremo quale sarà la realtà. D’altra parte io non credo veramente che il mio Paese sia cambiato, vale a dire che non sia più tollerante, che non sia più accogliente. Direi proprio di no. Ma è vero che tante persone vedono nuove sfide, nuove minacce, e cercano risposte. Sarà quindi interessante vedere quale sarà il risultato di queste elezioni, perché il paesaggio politico è molto cambiato”. In che senso? “Adesso è molto più frammentato che in precedenza. Prima vi era una certa prevedibilità, adesso invece il panorama è più incerto, ci sono più partiti politici che hanno percentuali simili, per lo meno nei sondaggi. In ogni caso sarà necessaria una coalizione molto ampia, perché i partiti avranno meno seggi di quanti non ne avessero in passato, quindi la fase di formazione del nuovo esecutivo sarà molto complicata”.

In Italia abbiamo una lunga esperienza di governi anche pentapartitici quando era in vigore il sistema proporzionale senza soglia di sbarramento, sistema attualmente vigente in Olanda. Prevede quindi tempi lunghi per la formazione di un governo? “Non si sa mai. Ad esempio, cinque anni fa, c’era grande scetticismo prima che venisse costituito il governo attuale, di grande coalizione: abbiamo un esecutivo composto da laburisti e conservatori, quindi una combinazione non facile, in un certo senso fu un esperimento. Ciò nonostante la costituzione del governo fu allora rapida e, soprattutto, ha resistito per cinque anni. Quindi, per tornare a queste elezioni, non è detto che sulla base di questi sondaggi non sia possibile la formazione di un governo veloce però, dato che ci saranno quattro o cinque partiti, non sarà facile concordare un programma di governo, anche perché in Olanda questi sono molto dettagliati: dunque prevedo un processo di negoziazione abbastanza intenso”. Parlando di piccoli partiti, al voto del 15 marzo si presenterà per la prima volta un partito, Denk, composto unicamente da olandesi con origini straniere da parte di almeno un genitore (in Olanda vivono circa 2 milioni di persone che hanno radici all’estero, le due maggiori comunità sono quella marocchina e turca, ndr). Tornando alla domanda precedente, la popolazione olandese sta cambiando? Questo mette paura? “No. Anzi. Questo dimostra che siamo sempre stati una società multiculturale e che la maggior parte degli olandesi vuole questo tipo di società. Parliamo di un paese dove il Presidente del Parlamento ha origini marocchine e anche il sindaco della seconda città olandese, Rotterdam. Questo significa che l’integrazione sta andando avanti?” Bene? “Molto bene. Certamente, come in ogni Paese dove c’è tanta multiculturalità le sfide per portare avanti l’integrazione nel modo giusto e corretto sono tante e difficili. Ma stiamo andando nella direzione giusta. E questo lo posso osservare, ad esempio, anche nel mio ambito. Presso il ministero degli Esteri ci sono tanti colleghi giovani che hanno le radici in altri paesi: loro rappresentano una risorsa gigantesca per i Paesi Bassi, sono giovani molto motivati e capaci. Cosa vuol dire tutto questo? Che la società olandese sta cambiando, sta provando ad andare in una direzione multiculturale e in un ambiente molto tollerante. Però ci sono delle sfide e ci sono persone che pensano diversamente. E’ per questo che abbiamo delle elezioni e vedremo cosa accadrà” .

Parliamo di Europa. C’è il rischio di un’uscita dell’Olanda dall’Ue, di una Nexit dopo la Brexit? “No. In Olanda questo rischio non c’è e questa discussione non è all’ordine del giorno. C’è sicuramente una grande differenza con paesi come il Regno Unito dove il referendum era all’ordine del giorno . La grande maggioranza degli olandesi è assolutamente a favore dell’Unione europea. Ma è vero che anche su questo tema ci sono delle sfide. Anche da noi c’è euroscetticismo e cresce. Ma non al punto si possa parlare di un’uscita dall’Unione. L’Olanda resta membro di questo consesso e su questo penso che non ci siano dubbi. Di trenta partiti politici che parteciperanno alle prossime elezioni ce n’è solo uno importante che è dichiaratamente antieuropeo” (quello di Wilders, ndr). Le autorità hanno annunciato che lo spoglio elettorale sarà effettuato manualmente. Ci sono rischi di brogli? “A causa dei possibili rischi sono state prese alcune precauzioni: si potranno usare i computer, ma non saranno collegati in rete. Ci sono state delle minacce in generale di cyber attacchi e quindi sono state prese delle contromisure”. Parlando di minacce, ci sono anche altre minacce, quelle terroristiche. In Olanda si sono verificati in passato due episodi molto gravi di omicidi politici (quelli di Pim Fortuyn e Theo van Gogh, ndr). “Credo che come in ogni Paese nessuno possa garantire al cento per cento che non ci saranno attentati in futuro. Ma sulla base di tutte le informazioni che hanno le nostre autorità, si può dire che in questo momento c’è una minaccia generale come altrove, ma non c’è una minaccia specifica, concreta e diretta all’Olanda”. Wilders, che peraltro è l’unico uomo politico olandese ad avere una scorta, corre dei rischi? (è di questi giorni la notizia del fermo di un uomo della scorta di Geert Wilders sospettato di essere un infiltrato, ndr) “I nostri servizi si stanno occupano di questo. Quello che è certo è che sono state prese tutte le misure necessarie a proteggerlo”.

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