epa08871929 Italian Prime Minister Giuseppe Conte wearing a face mask delivers a speech at the Chamber of Deputies on the upcoming European Council meeting, Rome, Italy, 09 December 2020. EPA/RICCARDO ANTIMIANI

Ok Mes sul filo del rasoio, ancora tensioni nella maggioranza

Superare l’ostacolo del voto sulla riforma del Mes non basta al premier Giuseppe Conte per sancire una nuova tregua all’interno delle forze che sostengono il suo governo. Nel giorno in cui le Aule di Camera e Senato approvano, dopo molti tormenti all’interno del M5s, le risoluzioni in favore della posizione italiana sulla riforma del Meccanismo di stabilità resta alta la tensione sulla governance del Recovery plan e sul governo.

Il voto corre però sul filo, con solo 156 sì a Palazzo Madama. Cinque voti in meno della maggioranza assoluta, che pure in questo caso non era richiesta. Il premier, che a sera si dice “tranquillo”, si appella ai deputati e senatori e chiede “massima coesione”: i distinguo fisiologici – dice – non devono pregiudicare il raggiungimento “degli obiettivi che ci stanno a cuore” e che “giustificano la nostra presenza qui”. Ma dal Pd a Italia Viva, i partiti che lo sostengono chiedono maggiore coinvolgimento, anche del Parlamento. Per dirla con Matteo Renzi è arrivato il momento “di dipiciemmizzare la politica”. Nicola Zingaretti usa ben altri toni, ma torna a incalzare il governo: “Ora per andare avanti è importante trovare soluzioni ai tanti nodi aperti”. Il segretario Pd, parlando al premier ma anche agli alleati, aggiunge un concetto caro a tanti tra i Dem, che nelle scorse settimane lamentavano un’azione del governo poco coordinata con i gruppi e scarso dialogo con le parti sociali: “Le priorità da scegliere si devono basare su chiarezza e pazienza unitaria, collegialità e condivisione, rispetto dei ruoli e un adeguato coinvolgimento nei processi delle decisioni determinanti. Se questa volontà non si afferma tutto diventa difficile”.

Una “ulteriore dimostrazione del disprezzo che nutrite per il Parlamento e con esso per la democrazia italiana nel suo complesso”. Giorgia Meloni è intervenuta in Aula sulla riforma del Mes e ha chiarito da subito la vera natura di quel voto con cui il governo chiede mandato ad agire in vista del consiglio europeo di domani e dopodomani.

Al  Parlamento, infatti, ha ricordato la leader di FdI, viene chiesto di esprimersi quando “tutti sappiamo che Gualtieri ha già preso impegno ad approvare la riforma in nome e per contro dell’Italia, in spregio al parere contrario più volte espresso da questo Parlamento”. Eppure, ci si può opporre alle “ancelle del dominio straniero come il Pd” e Meloni ha fatto appello alle coscienze dei singoli parlamentari, in particolare M5S, perché scelgano il bene del Paese, votando no sul Mes.

Ci sono movimenti di patrioti che difendono la libertà, come Fratelli d’Italia, contro le ancelle del dominio straniero come il Pd. Il Movimento 5 stelle – ha sottolineato Meloni – può ancora decidere oggi da che parte stare. Voglio dire una cosa ai colleghi del M5S: non abbiate paura delle conseguenze di una scelta coraggiosa che reputate giusta.

La struttura del Recovery plan “servirà per garantire la realizzazione degli interventi ed evitare che si sprechino risorse ma la responsabilità rimane sempre nel governo perché servirà l’autorizzazione del Cdm”, ha detto Conte parlando con i giornalisti e assicurando che ci sarà il coinvolgimento del Parlamento. “C’è stato un colossale fraintendimento sulla struttura di missione” per il Recovery plan, “che deve avere compiti di monitoraggio e non sottrarrà potere e competenze ai ministeri”. “Dovrebbe solo essere prevista una clausola di salvaguardia nel caso in cui le amministrazioni centrali non possano intervenire a esercitare i poteri sostitutivi”, aggiunge. “Non c’è scritto da nessuna parte quanti manager ci dovranno essere, comunque serve una struttura per assicurare il monitoraggio dei cantieri e il rispetto dei tempi, è una cosa assolutamente necessaria”.  “Tutto ciò ha carattere ordinamentale e quindi non andrà in manovra ma in un apposito decreto legge, torneremo su questo a confrontarci nella sede propria che è quella del governo e il Consiglio dei ministri, lì troveremo la formula giusta”, aggiunge parlando con i giornalisti.

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