L'Aula di Palazzo Madama a margine del voto al ddl sull'equilibrio di bilancio di Regioni ed Enti locali, Roma, 13 luglio 2016. ANSA/GIUSEPPE LAMI

Ok al ddl Enti Locali al Senato

Via libera dell’Aula del Senato al disegno di legge sul bilancio degli enti locali con 184 sì, 45 no, 44 astenuti. Il provvedimento ora passa alla Camera. Il voto era un primo test sulla tenuta della maggioranza dopo le fibrillazioni in Ncd ed i dubbi sui verdiniani. Il risultato sorride al governo, appoggiato da 167 senatori ai quali si aggiungono 13 di Ala, tre di Tosi e Rossi di Liguria Civica:  112 Pd; 29 di Ap; 17 del gruppo Autonomie; 6 del Misto; 3 del gruppo Gal (che sinora hanno votato sempre con il governo). Nella votazione in Aula si sono poi aggiunti 13 verdiniani, le 3 tosiane e il senatore Maurizio Rossi di Liguria Civica. Tra i verdiniani in 5 non hanno votato: Francesco Amoruso (che risulta in missione), Giuseppe Compagnone, Riccardo Conti, Antonio Milo e Ciro Falanga. I tre senatori Gal che hanno votato sì sono invece Paolo Naccarato, Michelino Davico e la sottosegretario Angela D’Onghia. Dal gruppo Misto sono arrivati sei voti favorevoli, giunti (come del resto nelle precedenti votazioni) dai senatori Maurizio Romani, Manuela Repetti, Sandro Bondi, Alessandra Bencini, Benedetto Della Vedova, Francesco Molinari. Non ha invece partecipato al voto la senatrice Serenella Fuksia, altra componente del Misto che sinora aveva solitamente votato con la maggioranza. Maggioranza che  ha visto il gruppo Pd al gran completo e alla quale, oltre agli esponenti di Ala, oggi si aggiunge il sì delle tre senatrice tosiane: Bisinella, Bellot e Munerato. Dopo il voto gli occhi sono puntati sul referendum.  Raccolte tra le 560mila e 580mila firme valide per il Comitato del sì, circa 300mila per il Comitato del no. Questi i risultati raggiunti dai due fronti referendari che  consegneranno in Cassazione le sottoscrizioni tra i cittadini per chiedere il referendum sulla riforma istituzionale. La soglia prevista per la richiesta è di 500mila firme e  il comitato del ‘Sì’ ha raggiunto l’obiettivo mentre per il Comitato del ‘No’ la consegna sarà simbolica. Bersani si dice  a favore della riforma della Costituzione ma è in disaccordo con Renzi che la lega al   destino del governo,   del partito e del Paese: ‘Nessuno vuole che Renzi lasci e il  Governo non rischia.  Io sono a favore della riforma della Costituzione. Ma non si dovrebbe vederla come una specie di evento cosmico al quale sia legato il destino del governo o del partito o del Paese. Renzi dice di non aver fatto questo legame, ma lo ha fatto. Il rischio del renzismo è che disarma in modo ideale e culturale la sinistra con la speranza di avere il consenso da altre parti della società. Così non funziona e il governo italiano è indebolito per varie ragioni. La maggioranza degli italiani soffre ancora della crisi economica ed una parte degli elettori di sinistra sono delusi dal suo lavoro’. Il Comitato per la libertà di Voto, promotore della richiesta di ‘spacchettamento’ del quesito referendario, non ha raggiunto la raccolta di firme necessarie per portare la richiesta in Cassazione, ma resta tuttavia la possibilità di raccogliere le firme dei parlamentari che hanno tempo ancora fino  alle 19 di oggi per farlo. Per far passare la proposta serve la sottoscrizione di 126 deputati o di 65 senatori, ma al momento le firme raccolte sono ancora una quarantina a Montecitorio e poche altre al Senato. Per questo i parlamentari che hanno presentato e sottoscritto la proposta di spacchettamento dei quesiti referendari,  e il Comitato per la Libertà di Voto,  lanciano un appello per una mobilitazione straordinaria. ‘Questa è una battaglia per garantire lo stato di diritto e la certezza della conoscenza’, ha affermato il gruppo, trasversale di parlamentari che ha avviato la raccolta firme in Parlamento e sono i deputati di Scelta civica Adriana Galgano e Pier Paolo Vargiu, Mara Mucci e Aris Prodani del Misto, Paola Binetti di Ap e, al Senato, Luis Orellana del gruppo Autonomie. ‘Obiettivamente siamo distanti dalla raccolta richiesta, serve la mobilitazione di tutti, di quelli che hanno votato Si e di quelli che hanno votato No’, ha affermato il segretario dei Radicali italiani, Riccardo Magi, promotore del Comitato per la Libertà di Voto assieme a Fulco Lanchester, ordinario di diritto costituzionale a La Sapienza. ‘Manca di coerenza chi dice di voler evitare un plebiscito e poi non firma lo spacchettamento’,  ha proseguito Magi che ha parlato di una schizofrenia che riguarda soprattutto il Pd. Ma nel mirino dei sostenitori dello spacchettamento c’è anche e soprattutto l’opposizione: ‘Nessun parlamentare del M5S né di Sinistra Italiana ha firmato.  Come mai questi colleghi che erano favorevoli allo spacchettamento ora non firmano più?’,  si è chiesta la ex M5s Mara Mucci.

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