Oggi si celebra la Giornata mondiale contro l’amianto. Sono oltre 4000 i morti per amianto in Italia, 11 al giorno, una ogni due ore per mesotelioma pleurico o altri tumori asbesto correlati.

Sono morte silenziose quelle per malattie contratte nei luoghi di lavoro, non sempre i processi hanno fatto luce sulle responsabilità conclusisi con incredibili associazioni o irrisori risarcimenti.

I dati Inail parlano solo tra il 1993 e il 2008 di 16 mila casi accertati, è bene sapere che l’aspettativa di vita è piuttosto bassa e la morte arriva dopo lunghe sofferenze.

Negli ultimi anni si è abbassata la guardia nella lotta contro le malattie contratte per causa di lavoro, le stesse statistiche non sempre vengono aggiornate.

Intere aree del paese attendono da anni stanziamenti economici per la bonifica di ex fabbriche con la contaminazione del territorio circostante, la bonifica, come la messa in sicurezza di strade e scuole, non è una priorità per i Governi e in questo modo l’amianto continua a provocare vittime e danni incalcolabili all’ambiente

 

Su tutto il territorio italiano sono presenti ancora circa 40 milioni di tonnellate di amianto in circa 50 mila siti e un milione di micrositi. A tracciare il quadro della situazione è l’Osservatorio nazionale amianto Ona Onlus, ricordando che l’entrata in vigore della legge 257/92, che in Italia ha stabilito il divieto di estrazione, lavorazione e commercializzazione dei materiali di amianto e/o contenenti amianto, ha compiuto ormai 25 anni e che il nostro Paese, fino al 1992, è stato il secondo produttore europeo di amianto, dopo l’allora Unione Sovietica.

Siamo costretti giorno dopo giorno a registrare decine di nuovi casi di patologie asbesto-correlate,  dichiara l’Ona in occasione della Giornata mondiale per le vittime dell’amianto che si celebra, come si diceva,  oggi,  28 aprile:   ‘Purtroppo l’epidemia di queste malattie è ancora in corso, per i lunghi tempi di latenza che possono arrivare fino a 40-50 anni. Ecco perché l’unico sistema per evitare nuove malattie e quindi nuovi decessi è quello di evitare ogni forma di esposizione a queste fibre killer, e ciò attraverso la bonifica. Solo così sarà possibile vincere l’epidemia, perché ricordiamo che non sussistono limiti di soglia al di sotto dei quali il rischio si annulla e tutte le esposizioni di amianto sono dannose per la salute umana. Trattandosi di un cancerogeno, come per tutti i cancerogeni il limite è zero, al di là di quello che molto spesso si legge sui giornali’.

L’emergenza amianto è ben più vasta di quello che raccontano i dati epidemiologici: secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, purtroppo ogni anno solo per il mesotelioma e per il tumore al polmone perdono la vita più di 107 mila persone e decine di migliaia sono coloro che si ammalano. In Italia, più di 6 mila persone perdono la vita ogni anno. Ciò non può essere più sopportato. Secondo l’agenzia Iarc dell’Oms,  evidenzia Ona Onlus,  tra le neoplasie causate dall’esposizione all’amianto rientrano anche altre forme di cancro.

Riteniamo che l’Inail debba adeguare la lista 1 della tabella delle patologie asbesto-correlate, dichiara Ezio Bonanni, presidente di Ona,   e vi debba ricomprendere anche il tumore della faringe, dello stomaco e del colon-retto che ora sono inseriti nella lista 2, e il tumore dell’esofago che ora è inserito nella lista 3. Inoltre non sono da escludere anche altre patologie, sempre sulla scorta delle risultanze scientifiche, come per esempio i tumori dell’apparato emolinfopoietico.

Rosaria Palladino