Paradisi fiscali, è scandalo planetario: coinvolti l’ex commercialista di Tremonti, i colleghi Servegnini e l’hacher della Telecom Ghioni

Si tratta di una vicenda iniziata circa un anno e portata alla ribalta in questi giorni, dopo i dati pervenuti in forma anonima alla sede del Consorzio internazionale dei giornalisti d’inchiesta di Washington. Sono 38 le testate mondiali che si apprestano a rivelare nomi e società.  Tra i partner italiani l’Espresso che, nel numero in edicola domani, racconta le prime quattro storie di italiani con ruoli da protagonisti.  Cifre da capogiro quelle di cui ci parla nell’inchiesta: “due milioni e mezzo di file, relativi a 130mila titolari di conti correnti e investimenti tramite 12mila società offshore lungo un arco temporale di 30 anni, analizzati da 86 giornalisti per il “colpo più duro mai sferrato all’enorme buco nero dell’economia mondiale”, come è stato definito da alcuni esperti di evasione fiscale. Una massa critica di documenti 160 volte superiore a quella dei dispacci diplomatici pubblicati da Wikileaks nel 2010, per un ammontare di somme sottratte al fisco dei 170 paesi di provenienza stimato tra i 21mila e i 32mila miliardi di dollari”. Come scrive La Repubblica su cui si legge che dalle  prime indicazioni del rapporto del consorzio Icij si evince che “molte delle grandi banche – incluse Ubs, Clariden (Credit Suisse) e Deutsche Bank – hanno lavorato aggressivamente per fornire ai propri clienti compagnie coperte dal segreto alle Isole Vergini e altri paradisi fiscali”.

I protagonisti italiani

Nella prima parte dell’inchiesta de L’Espresso ci sono i nomi di Gaetano Terrin, all’epoca commercialista dello studio Tremonti e “custode” di un trust delle Isole Cook; Fabio Ghioni, hacker dello scandalo Telecom, indicato come “beneficiario” da una società offshore nelle Isole Vergini; un complesso sistema finanziario legato a tre famiglie lombarde di imprenditori e gioiellieri; infine, un trust che riporta come direttori i commercialisti milanesi Oreste e Carlo Severgnini, che hanno incarichi professionali nei più importanti gruppi italiani.

“Uno scandalo fiscale planetario”. Coinvolti,  e c’era d’aspettarselo, personaggi di vertice, per lo più politici, di nazionalità diverse, tra cui italiani. L’indagine, nota con il nome di   ‘Offshoreleaks’, è scattata in seguito alle rivelazioni sui conti esteri di alcuni politici francesi. “Molte delle grandi banche – incluse Ubs, Clariden” (Credit Suisse) “e Deutsche Bank – hanno lavorato aggressivamente per fornire ai propri clienti compagnie coperte dal segreto alle Virgin Islands e altri paradisi fiscali”, si legge in un comunicato del  consorzio investigativo ICIJ. “Funzionari governativi e loro familiari e associati in Azerbaijan, Russia, Canada, Pakistan, Filippine, Thailandia, Canada, Mongolia e altri Paesi si sono uniti per l’uso di compagnie private e account bancari”, rivela il rapporto Icij sui paradisi fiscali. “I super-ricchi hanno usato strutture offshore per possedere ville, yacht, capolavori artistici e altri beni guadagnando vantaggi fiscali nell’anonimato non disponibile per la gente comune”, prosegue il testo.

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