Ocse, allarme occupazione: precario il 53% dei giovani italiani

Sempre meno incoraggianti le prospettive sull’occupazione in Italia. L’Ocse calcola infatti che circa la metà dei lavoratori italiani under 25, il 52,9%, ha un lavoro precario. L’Organizzazione per lo sviluppo economico nel Employment outlook, basato su dati di fine 2012,  rivela infatti che la percentuale di lavoratori a termine è quasi raddoppiata rispetto al 2000, quando erano il 26,2%.  Non meno preoccupanti i dati relativi alla disoccupazione. L’istituto calcola infatti  che il tasso di inoccupati in Italia continuerà ad aumentare per quest’anno e il prossimo, e nell’ultimo trimestre del 2014 arriverà al 12,6%, contro il 12,2% di fine maggio 2013. Particolarmente grave la situazione dei giovani in cerca di lavoro, la cui percentuale nel 2012 è arrivata al 35,3%. Il tasso di senza lavoro nella fascia under 25 è più elevato tra le donne (37,5%) che tra gli uomini (33,7%).

Ocse, percentuale disoccupati  in Italia più alta rispetto ad Ue.  Nell’ultimo anno, la disoccupazione in Italia è cresciuta a un ritmo più elevato rispetto all’nsieme dell’Unione europea, ed è ora “un punto percentuale più elevata” della media dei Paesi Ue aggiunge ancora l’Ocse, precisando che a metà 2012 il dato italiano era invece “in linea con la media”. A fine maggio, la disoccupazione nel nostro Paese ha toccato quota 12,2%, dopo un aumento “quasi continuo” nei due anni appena trascorsi.

Riforma Fornero creerà nuovi posti di lavoro. La riforma Fornero “dovrebbe migliorare la crescita della produttività e la creazione di posti di lavoro nel futuro”, grazie in particolare al nuovo art.18 che riduce la possibilità di reintegro in caso di licenziamento, rendendo le procedure di risoluzione più rapide e prevedibili. Ciononostante, continua l’Ocse, “l’Italia resta uno dei Paesi Ocse con la legislazione più rigida sui licenziamenti, in particolare riguardo alla compensazione economica in caso di licenziamento senza giusta causa e la definizione restrittiva di giusta causa adottata dai tribunali”. In questo contesto, argomenta poi il rapporto, “gli elementi raccolti suggeriscono che limitare la diffusione dei reintegri sia un elemento chiave per migliorare i flussi occupazionali e la produttività”.

Debito pubblico ai massimi storici, a maggio supera i 2 miliardi. Nuovo record per il debito pubblico, che a maggio 2013 è aumentato di 33,4 miliardi rispetto al mese precedente, raggiungendo i 2.074,7 miliardi. E’ quanto comunica Bankitalia, secondo cui l’aumento del debito pubblico “riflette principalmente l’incremento di 20,4 miliardi delle disponibilità liquide del Tesoro (che hanno raggiunto 62,4 miliardi, contro 35,8 nel mese di maggio del 2012) e il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche del mese (11,5 miliardi)”, riferisce la Banca d’Italia.

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