President Barack Obama delivers his State of the Union address before a joint session of Congress on Capitol Hill in Washington, Tuesday, Jan. 12, 2016. (ANSA/AP Photo/Evan Vucci, Pool)

Obama, l’ultimo discorso sullo stato dell’Unione

Nell’ultimo discorso sullo Stato dell’Unione Barack Obama lancia un messaggio di fiducia e di ottimismo: ‘L’America resta di gran lunga la nazione più forte e l’economia più solida’, sottolinea attaccando duramente i candidati repubblicani alla sua successione. Ovvero, quelli che per ogni crisi in Medio Oriente hanno in mente solo bombardamenti a tappeto e che regalano allo Stato Islamico la rappresentanza di una delle più grandi religioni del mondo. E’ un discorso storico, l’ottavo Stato dell’Unione della sua carriera, quello che conclude la parabola del primo presidente afroamericano, a cui affida la sua eredità storica. Lo apre descrivendo l’epoca in cui viviamo come un tempo di straordinari cambiamenti, ricca di opportunità ma anche di traumi. Di fronte a quest’era di turbolenze ricorda lo spirito di Abraham Lincoln che esortava i suoi connazionali a non appiattarsi sui dogmi di un passato tranquillo: ‘Ciò che ha reso grande l’America è l’aver visto opportunità dove altri avevano paura. E’ uno spirito che ancora di recente ha consentito di risollevarci dalla più grave crisi economica dei tempi recenti’.  In quattro riferimenti traccia velocemente il bilancio positivo della sua presidenza: ‘L’aver superato la crisi economica, riformato la sanità, reinventato il settore dell’energia, e sancito la libertà di sposare chi si ama’. Quando i politici insultano i musulmani, quando una moschea viene vandalizzata, quando un bambino è vittima dei bulli, questo non ci rende più sicuri, questo non mostra i nostri valori, dice Obama attaccando l’ideologia di odio e paura che è alla base del messaggio elettorale di Donald Trump, il miliardario in testa alla corsa per la nomination repubblicana: ‘Tutto questo non solo è sbagliato, ma ci diminuisce agli occhi del mondo e rende più difficile raggiungere i nostri obiettivi. E tradisce i valori del nostro Paese’, esortando gli americani, con un chiaro riferimento al prossimo appuntamento elettorale, a rifiutare ogni politica che attacca i singoli individui per la loro razza o religione. Questo si deve fare non in nome del political correct, ma per rispettare i valori che fanno grande l’America. Il mondo ci rispetta non solo per il nostro arsenale ma ci rispetta per la nostra diversità ed apertura culturale e per il modo in cui rispettiamo ogni credo religioso: ‘L’Isis va combattuto ma non rappresenta una minaccia esistenziale per la nostra nazione’. Sono comunque abbastanza fiducioso che la stragrande maggioranza degli americani guardi a quelle politiche che alimentano le nostre speranze e non le nostre paure, che aiutano a lavorare insieme e non a dividere. Non credo che la maggioranza degli americani chieda soluzioni semplicistiche e capri espiatori, ma credo si aspetti di vedere proposte che funzionino per la prossima generazione’. Obama cita poi le parole di Papa Francesco davanti al Congresso Usa: ‘Imitare l’odio e la violenza dei tiranni e degli assassini e’ il modo migliore per prendere il loro posto e tradisce quello che siamo come Paese’. L’America resta di gran lunga il Paese più forte al mondo, afferma, rivendicando i risultati raggiunti nel corso della sua presidenza, e respingendo le durissime critiche della destra. L’economia in questo momento sta andando meglio di ogni altra economia al mondo e sul fronte terrorismo non ci sono minacce per la nostra esistenza. ‘Chiunque dice che l’economia americana e’ in declino sta vendendo un racconto fantasioso’, respingendo le critiche dei repubblicani e rivendicando i successi sul campo economico ottenuti dopo la grande crisi, a partire dalla creazione di 14 milioni di posti di lavoro. ‘Grazie all’accordo sul programma nucleare dell’Iran si e’ evitata un’altra guerra’, afferma, replicando alle critiche intensificatesi nelle ultime ore dopo l’incidente delle navi Usa nel Golfo Persico.  Difende con puntiglio una novità della sua politica estera nel 2015, l’apertura a Cuba: ‘E’ così che si consolida la leadership Usa nell’emisfero delle Americhe, riconoscendo che la guerra fredda è finita’, approfittando per lanciare una stoccata al Congresso, dove la maggioranza repubblicana continua a negargli la levata dell’embargo su Cuba. L’ultima sfida, è quella su cui Obama confessa la propria delusione: Il futuro migliore si realizzerà solo se lavoriamo insieme, risanando il nostro sistema politico. La democrazia non funziona se pensiamo che chi non è d’accordo con noi sia sempre in malafede e la democrazia è guasta se il cittadino medio pensa che la sua voce non viene ascoltata’. Obama arriva a sognare ad occhi aperti, dice che forse al posto suo uno come Lincoln ce l’avrebbe fatta. Lui no, lascia un mondo politico più litigioso e paralizzato che mai, inquinato dai grossi finanziatori. Promette che questa battaglia non l’abbandonerà, e quando non sarà presidente tornerà in mezzo ai cittadini e la proseguirà dalla loro parte.

Cocis

 

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