President Barack Obama wipes away tears from his eyes as he speaks in the East Room of the White House in Washington, Tuesday, Jan. 5, 2016, about steps his administration is taking to reduce gun violence. Also on stage are stakeholders, and individuals whose lives have been impacted by the gun violence. (ANSA/AP Photo/Carolyn Kaster)

Obama in lacrime e scatta una stretta sulle armi negli Usa

Scatena polemiche il blitz di Barack Obama sul controllo delle armi. Gli americani, come è noto, non intendono cedere sul loro diritto costituzionale di possedere armi, ma il presidente democratico va avanti. Un piano in 10 punti per il controllo delle armi da fuoco negli Stati Uniti che, per il presidente Obama, potrebbe salvare vite. Dopo un lungo braccio di ferro con il Congresso deciso a resistere, il presidente ha deciso di scavalcarlo, facendo ricorso a quei poteri esecutivi che sono sua prerogativa, inaugurando così l’ultimo anno del suo mandato. La Casa Bianca conferma l’annuncio dalla East Room della residenza presidenziale, e rivela i dettagli fondamentali del provvedimento, incentrato sul potenziamento dei controlli cosiddetti di background, affiancati da un impegno consistente per affrontare il problema anche in tema di salute mentale. Un piano che, nelle parole di Obama, potrebbe salvare vite, anche se non eliminare del tutto il problema dei crimini violenti in America. Il focus è centrato sui rivenditori di armi da fuoco, sia che operino online, al dettaglio o nelle molto frequentate fiere di settore, saranno tutti obbligati a detenere un’apposita licenza per la vendita e a condurre accurati controlli e verifiche sugli acquirenti (background check). Il presidente dispone inoltre che l’Fbi incrementi del 50% il suo personale dedicato a condurre tali verifiche, con l’assunzione di oltre 230 nuovi esaminatori e chiede al Congresso di disporre un finanziamento pari a 500 milioni di dollari per affrontare il problema anche sul piano della salute mentale. Sembra una risposta a chi sottolinea come in gran parte delle numerose stragi americane le armi vengano usate da persone affette da disturbi mentali. Il presidente chiede anche ai dipartimenti di Difesa, Giustizia e Sicurezza interna di condurre, sostenere e sponsorizzare la ricerca in ambito di tecnologia per la sicurezza delle armi. Sono passi ‘ragionevoli’, ribadisce la Casa Bianca, dopo che lo stesso Obama ha sottolineato che le sue decisioni sono pienamente nell’ambito dei suoi poteri e coerenti e in linea con il secondo emendamento della Costituzione Usa, sulla libertà di portare armi. Il tema irrompe anche nella campagna elettorale per le presidenziali. La candidata democratica Hillary Clinton ovviamente plaude alla decisione del presidente, mentre Donald Trump si scaglia contro Obama e l’annunciata stretta sulle armi da fuoco per decreto, scavalcando il Congresso. ‘Annullerò quel provvedimento’, avverte il candidato alla nomination repubblicana alla Casa Bianca. Quello del presidente Usa, ricorda Trump, ‘è un attacco al secondo emendamento della Costituzione’ che garantisce agli americani il diritto di possedere armi. Ma ci sono rabbia e determinazione nelle lacrime che rigano il volto di Barack Obama mentre annuncia che l’America non può più aspettare, non può essere più ostaggio delle lobby delle armi. Emotivamente coinvolto, come non lo si era mai visto, Obama guarda negli occhi la politica americana a cui lancia la sfida promessa, la stessa ripetuta negli appelli ogni volta che la violenza cieca ha colpito con più di 30 mila americani uccisi dalle armi da fuoco ogni anno, lasciando sgomenti l’America e il mondo. Anche ieri, in Georgia, una bimba di due anni è stata uccisa accidentalmente da un altro bambino con una pistola lasciata incustodita in casa. ‘Le costanti scuse per non agire non sono più sufficienti’, ha detto il presidente Usa. Obama piange, per una rabbia e un dolore da impazzire: ‘Ogni volta che penso a quei bambini, divento matto’, spiega, ricordando le vittime della strage della scuola elementare Sandy Hook di Newtown, in Connecticut. Furono 20 vite innocenti ad essere spezzate, un giorno che Obama aveva già definito il più triste della sua presidenza. Ma mentre si asciuga le lacrime incalza, non si tira indietro e risponde a quell’opposizione anche oggi resta ferma nell’accusare il presidente di aver scavalcato il Congresso calpestando il secondo emendamento, quello sulla libertà di difendersi: ‘Questo non e’ un complotto per confiscare le armi a tutti’, afferma Obama, e rivendica la facoltà di agire perche’ è troppo, pur senza rinunciare ad invocare ancora un’unità dettata dal senso di urgenza, fino a citare Ronald Reagan che già trent’anni fa sosteneva: ‘Se controlli obbligatori possono salvare vite, vale la pena applicarli’. Eppure l’industria delle armi vola e durante la presidenza Obama la produzione risulta raddoppiata, solo per lo scorso dicembre, dopo la strage di San Bernardino, si assiste ad un picco di vendite che non si registrava da due decenni, mentre il titolo Smith&Wesson e’ ai massimi dal ’99. La Nra, la potentissima lobby americana delle armi, reagisce e provoca postando su twitter una minacciosa immagine che ritrae due parlamentari democratiche di Brooklyn con accanto alcuni proiettili. E i repubblicani sono già sul piede di guerra: ‘Non importa ciò che dice Obama. Vigileremo attentamente. Il suo ordine esecutivo sarà sicuramente sfidato nei tribunali’, ha fatto sapere lo speaker della Camera Paul Ryan.

Cocis

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