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Via libera all’utilizzo delle cellule staminali per la piccola Noemi. Di ieri il si da parte del tribunale de L’Aquila che ha riacceso le speranze dei giovani coniugi Sciarretta cui lo scorso 25 novembre era stato rigettato il ricorso d’urgenza all’utilizzo del metodo Stamina. Le cure potranno essere quindi garantite presso l’azienda ospedaliera “Ospedali Civili di Brescia”, dove già sono in corso procedure di applicazione della Stamina Foundation Onlus nell’ambito delle cure compassionevoli.
Un traguardo insperato quello raggiunto dai genitori della piccola di 18 mesi affetta da SLA (Sclerosi Laterale Amniotrofica), una malattia genetica che colpisce soprattutto i bambini ed atrofizza i muscoli, sino a comprimere la cassa toracica ed impedire l’espandersi dei polmoni, conducendo quindi al decesso per insufficienza respiratoria.
Dalla parte di Noemi anche il Santo Padre che, dopo aver ricevuto la commovente lettera di Andrea Sciarretta, padre della piccola, il quale chiedeva la possibilità di cure in Vaticano, con una telefonata ha invitato la famiglia a Santa Marta, raccogliendo poi, durante l’Angelus di domenica 6 novembre, i fedeli di piazza San pietro in preghiera per la bimba.
Si riapre così un caso che smuove le coscienze e suscita polemiche.
Risalgono a circa sei giorni fa le ultime dichiarazioni del ministro della salute Beatrice Lorenzin riguardo al progetto Stamina, di cui è presidente Davide Vannoni. Il ministro, che aveva nominato subito dopo l’insediamento un comitato di esperti che valutasse il progetto, da questo poi bocciato, ha confessato di aver ricevuto minacce di morte a causa della sua decisione, per cui ha ribadito al presidente di Stamina di rendere chiaro il metodo eseguito. Di contro Vannoni, dopo aver vinto il ricorso al Tar del Lazio che ha bocciato la decisione del ministro, durante un’audizione presso la Direzione regionale Sanità dell’Abruzzo, ha giudicato “prevenuta” la commissione scelta dalla Lorenzin e poco informata la stessa, concludendo – “Il metodo è un successo, lo testimoniano più di cinquanta medici in Italia che hanno riscontrato miglioramenti nei pazienti. Andremo all’estero per proseguire la sperimentazione ed ottenere il brevetto”.
