Niente intesa su quote rosa nell’Italicum

L’aula della Camera riprende l’esame della riforma della legge elettorale che dovrebbe essere approvata a brevissimo tempo. Restano ancora da votare oltre ottanta emendamenti, e ci sono a disposizione otto ore di lavoro. Sulla parità di genere  Matteo Renzi trova le resistenze di Fi e questo  nonostante il pressing ‘rosa’. “Forza Italia dice no alle quote rosa perché sarebbero una norma con problemi di incostituzionalità evidenti”,   afferma Francesco Paolo Sisto, relatore alla riforma del sistema di voto.  Parlando delle misure sulle quote di genere spiega come a supportare la tesi dell’incostituzionalità dell’introduzione delle quote rose nel provvedimento all’esame del Parlamento vi siano anche alcune sentenze della Corte costituzionale. “Le leggi”,   dice,  “non si fanno su spinta emotiva, sulla base di pressioni anche garbate ma insistenti. E le politiche culturali non si fanno con le norme. Inoltre, se si introducessero le quote rosa in questo testo avremmo un problema meritocratico nonché quello che si porrebbe qualora vi fosse un partito caratterizzato da un genere”. A chi poi gli sottolinea come però per altri sistemi di voto la parità di genere sia prevista, Sisto replica: “In quel caso ci sono le preferenze e immagino che se noi avessimo avuto le preferenze il problema non si sarebbe neanche posto”. Il Pd acconsente alla sospensione della discussione sulla legge elettorale chiesta dal relatore Sisto. “E’ una legge importante, il Parlamento deve esprimersi e vogliamo approvarla entro domani e quindi per noi va bene lo stop per chiudere i nodi ancora aperti normalmente in un testo così complesso”, che è quanto detto dal deputato pd Ettore Rosato. Valga comunque il ragionamento  della  Presidente della Camera Laura Boldrini, che dice: “Le donne rappresentano la metà della popolazione italiana, non si vede perché tra Camera e Senato dovrebbero occupare in media appena un seggio su tre.”. In Italia la percentuale di donne nel legislativo è del 31%: all’indomani del voto dell’anno scorso e XVII legislatura ha fatto già  segnare la più alta percentuale di sempre di parlamentari del gentil sesso. Ora, ed in occasione dell’Italicum,  si torna a parlare della necessità di migliorare ulteriormente queste cifre per  raggiungere  la soglia simbolica del 50%. Controllando le quote rosa nelle assemblee legislative di altri paesi ci accorgiamo che siamo una delle nazioni più avanzate, facendo sedere più di altri donne a Palazzo Madama ed a Montecitorio. Nel parlamento del Regno Unito la percentuale di donne è addirittura di dieci punti più bassa di quanto non sia in Italia. Il Senato degli Stati Uniti d’America ospita solo 82 donne su 435 deputati.  In Svizzera, le donne sono circa il 27%, come riporta il sito dell’Assemblea federale elvetica. Forse sarebbe più opportuno inseguire il risultato di parità non attraverso una legge ma attraverso il voto. Forse stiamo estremizzando il problema ma ci sembra una battaglia estrema. Le quote rosa sono una tappa  culturalmente inevitabile, ma la presenza femminile deve avvenire per scelta e non per imposizione a suon di legge.  Il dibattito sulla parità di genere, fatto così, diviene per le donne una vera umiliazione politica.  

 

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