New York – Il parroco italiano che benedisse Alcaraz, prima dell’incontro con Sinner

Don Luigi Portarulo è, in assoluto, il primo sacerdote italiano a rivestire la carica di parroco della Cattedrale di San Patrizio, sulla Fifth Avenue, a New York e ha anche il merito di aver rilanciato la vecchia Cattedraledi San Patrizio che si trova a Little Italy, uno dei luoghi di culto più iconici della Grande Mela. Un giovane prete lucano di 38 anni che arrivato a New York il 30 novembre 2022, viene assegnato alla parrocchia di “Our Lady of Pompei” e, un anno dopo, gli viene affidato incarico pastorale a Manhattan. Lui, il prete italiano, di nascita pugliese e di residenza lucano racconta la sua esperienza con dovizia di particolari.

Don Luigi quale santo in Paradiso ha un giovanissimo sacerdote italiano per essere incaricato di gestire le due più prestigiose chiese di New York?

<<Intanto, ogni sacerdote e quindi anche io in Paradiso ha il nostro Signore Padreterno che ci ama e protegge. Ma per arrivare al nocciolo della domanda devo dire che io ho trascorso buona parte della mia, ormai, non tanto più giovane vita a Roma, in Vaticano tra cui quello di vice rettore e formatore della Pontificia Università Lateranense, per poi finire con l’essere il responsabile della sacrestia di San Pietro con ben due grandi pontefici, Benedetto XVI e Papa Francesco>>.

Quindi, il suo trasferimento negli States ha qualcosa a che fare con il Soglio Pontificio?

<<Si, certamente. Ricordo che era il 18 maggio del 2022, il giorno del compleanno di San Papa Giovanni Paolo II, quando ricevetti la telefonata dal padre generale degli Scalabriniani che mi proponeva di trasferirmi a New York>>.

E lei che rispose a quella proposta?

<<La proposta mi colse di sorpresa anche perché io non parlavo inglese ma solo spagnolo. Cosa che rappresentai subito, ma mi fu detto di darmi da fare per imparare l’inglese, e così è iniziata questa mia nuova missione d’Oltreoceano>>.

Lei ha celebrato per la prima volta nel famoso tempio di San Patrizio sulla Quinta strada una messa tutta in italiano?

<<È vero anche questo, ho avuto il privilegio di lavorare per rinsaldare la comunità italiana di Manhattan e in  occasione, l’anno scorso, della visita del ministro degli Esteri, Tajani ho celebrato per la prima volta nella storia di questa chiesa una messa tutta in italiano>>.

Poi, però, lei in qualche modo ha tradito lo spirito di italianità, benedicendo Alcaraz, prima dell’incontro con Sinner che, poi, ha perso quell’incontro?

<<Ma no, mi vien da sorridere, spiego com’è andata. A inizio del mese di settembre Alcaraz in vista dell’incontro con Sinner ha preso una stanza in un albergo a poca distanza dalla cattedrale di San Patrizio sulla Fifth Avenue e aveva chiesto ai suoi collaboratori di provare a cercare se ci fosse un sacerdote cattolico con il quale potersi confessare. Gli uomini del suo entourage, informatisi mi raggiunsero e mi chiesero se potevo incontrare l’atleta. Cosa che feci qualche giorno dopo andando a trovarlo in albergo>>.

E Alcaraz le chiese la benedizione per battere Sinner?

<<Ma no, ricordo che parlammo a lungo della sua esperienza di fede e, poi, dopo la confessione e prima che me ne andassi mi venne spontaneo benedire un figlio di Dio. In giro si dice che quella benedizione gli ha fatto battere Sinner, ma non è vero. Del resto anche io sono stato, nel mio piccolo, un atleta, quando ero a Roma, avendo giocato come calciatore con la squadra della “Fabbrica di San Pietro” nel torneo “Clericus Cup” che ogni anno mette a confronto le rappresentative dei vari seminari e delle università pontificie presenti nella capitale>>.

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