“Abbiamo adottato il provvedimento che consente al Capo dipartimento della Protezione civile”, Fabio Ciciliano, “di occuparsi di mobilità, assistenza e accoglienza in questi giorni fino alla elezione del nuovo pontefice. Per quanto riguarda le misure di ordine pubblico, rimangono in capo al Prefetto di Roma che comunque si raccorderà con il Capo dipartimento il quale opererà anche in regime di deroga”. Lo ha spiegato il ministro per la Protezione civile e le politiche del mare Nello Musumeci, al termine del Consiglio dei ministri, spiegando che “è già stato adottato un provvedimento per i primi 5 milioni di euro”, e che la figura di Ciciliano “corrisponde a quella di un commissario”.
“Non è nulla di nuovo, perché anche nelle precedenti analoghe esperienze ci si è comportati in questo modo – ha spiegato Musumeci -. Non è stata ancora quantificata la risorsa necessaria, però già un primo provvedimento è stato adottato per i primi 5 milioni di euro”. Si profila un piano di trasporti straordinario, ha confermato il ministro: “Certamente, saranno adottate tutte le misure organizzative necessarie. Tenete conto che, d’intesa con il Ministero degli affari esteri, il Capo dipartimento della Protezione civile si occuperà anche dell’accoglienza delle delegazioni straniere, che sono tante”.
Musumeci aggiungeva che “non è possibile fare in questo momento” una stima delle persone che confluiranno in questi giorni a Roma dopo la morte del Papa.
“A tumulazione avvenuta, mi sono pubblicamente congratulato con il capo dipartimento della Protezione civile, il prefetto Fabio Ciciliano, che ha svolto il ruolo di commissario per la mobilità, l’accoglienza e l’assistenza alla popolazione. E con lui, il prefetto ed il questore di Roma, tutte le forze dell’ordine, i tantissimi volontari e quanti hanno reso possibile lo svolgimento di un evento, così straordinario e complesso, in maniera serena ed ordinata. E quando in un evento come questo non si verificano imprevisti, il pathos, la meditazione e il contesto rendono tutto più commovente”. Così Nello Musumeci, ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, in un’intervista a Hoara Borselli del ‘Giornale‘ all’indomani dei funerali di Papa Francesco.
“Non sono eventi che affronti ogni settimana. È chiaro, quindi, che serve un lavoro preparatorio per le singole competenze, e alla fine una pianificazione generale. È una macchina complessa, quella dei grandi eventi, che deve funzionare alla perfezione. Ogni cosa va prevista, nulla va tralasciato. Il risultato è sotto gli occhi del mondo intero, data la straordinarietà dell’evento, complice la diffusa popolarità di Papa Francesco”.
“Gli incidenti, accidentali o dolosi, vanno sempre previsti e, al tempo stesso, pianificate le iniziative per contenerne gli effetti. Noi lavoriamo sempre – spiega Musumeci – immaginando lo scenario peggiore, non quello che ti piacerebbe avere. Per fortuna, in questi cinque giorni di lutto non si sono registrati incidenti. Con la presenza di decine di capi di Stato e di governo e nel cuore della cristianità può succedere di tutto”. Per il corteo funebre è stato certo preferito il percorso più razionale, anche dal punto di vista della sicurezza. Senza lasciare nulla al caso”.
Musumeci spiega anche l’allarme sui telefoni di 3 milioni di persone. È stato scelto poiché “l’ininterrotto e copioso flusso di fedeli non avrebbe consentito in tempo la chiusura della Basilica, per facilitare le conseguenti operazioni sulla bara. Non potendo avvisare le decine di migliaia di persone già in piazza e quelle che stavano per recarvisi, il capo dipartimento, d’intesa con prefetto e questore, hanno dovuto fare ricorso all’It-Alert. Non c’era altro metodo per raggiungere tutti in brevissimo tempo ed evitare l’inutile corsa verso la piazza. Parliamo di decine di migliaia di fedeli”.
“Il mio auspicio alla sobrietà per tutte le iniziative promosse nei cinque giorni di lutto, e non solo per il 25 aprile, ha confermato quel che era solo un sospetto, certa sinistra resta antropologicamente ostile ad ogni forma di sobrietà. L’eccesso – prosegue Musumeci – l’urlo, l’ostentazione, la violenza verbale, il disordine, persino lo scontro fisico appartengono al codice genetico di una parte della cultura post-comunista. Ed ogni pretesto è buono per delegittimare l’avversario, quasi sempre considerato un nemico”.
“Si è gridato allo scandalo, come se con quell’innocuo aggettivo la destra al governo avesse tentato di depotenziare la celebrazione della Liberazione – conclude il ministro -. Come se quella ricorrenza appartenesse solo alla sinistra e non a tutti gli italiani, come accade da qualche tempo, sopiti ormai gli odi e i rancori della generazione che partecipò alla guerra civile”.