‘Ndrangheta, sequestrati beni per 10 milioni a esponenti clan Longo

Beni per 10 milioni di euro sono stati sequestrati ai familiari di Salvatore Domenico Tassone, imprenditore del clan Longo di Polistena, prima della morte condannato per associazione mafiosa e omicidio e per questo in passato destinatario anche di un provvedimento di confisca dei beni. Accusati di intestazione fittizia di beni, i familiari di Tassone sono stati anche raggiunti da misure di prevenzione personali. Per il figlio dell’imprenditore, il tribunale di Palmi ha disposto un provvedimento di divieto di dimora in Calabria, mentre la moglie e la nuora sono da oggi sottoposte all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Grazie ad intercettazioni telefoniche e ambientali e’ emerso che Tassone, nonostante i provvedimenti di confisca che negli anni lo hanno raggiunto, ha gestito fino alla sua morte l’impresa agricola formalmente intestata alla moglie. Pur non rivestendo alcun incarico formale all’interno dell’azienda, l’imprenditore impartiva ordini e direttive ai lavoratori, contrattava con i clienti la vendita di legname e si preoccupava della manutenzione dei mezzi. Nel corso degli anni, la ragione sociale dell’impresa e’ stata per altro trasformata e ampliata al settore commerciale, in modo da consentire la successiva attribuzione di beni (di rilevante valore), altrimenti difficili da giustificare. Si e’ trattato – hanno scoperto i finanzieri – di “un’evoluzione” necessaria per permettere a Tassone di disporre di quei beni, che l’azienda negli anni gli ha sempre messo a disposizione in comodato d’uso gratuito.

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