‘Ndrangheta: blitz contro la cosca Libri a Reggio Calabria

Su disposizione della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, i poliziotti della Squadra Mobile hanno arrestato alcuni elementi di vertice della cosca Libri; due noti imprenditori del settore edilizio, immobiliare e della ristorazione; un politico regionale, un avvocato penalista e un medico dentista, con l’accusa, a vario titolo, di far parte della cosca Libri o di averla favorita nei processi di sviluppo del potere criminale. Le indagini, avvenute nell’ambito dell’operazione “Libro nero”, sono state condotte dagli investigatori della Polizia di Stato con il supporto delle intercettazioni e delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, grazie alle quali e’ stato possibile portare alla luce l’articolato intreccio politico-imprenditoriale-mafioso che ha determinato il graduale potenziamento della cosca Libri. Sono stati arrestati nel corso dell’operazione della Polizia di Stato e posti ai domiciliari anche un consigliere regionale, un politico locale e un appartenente alle Forze dell’Ordine, con l’accusa di concorso in tentata corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. Secondo gli inquirenti il patto corruttivo prevedeva che il politico regionale avrebbe dovuto ricevere, in cambio di favori, informazioni riservate su processi in corso, dall’appartenente alle Forze dell’Ordine, attraverso la mediazione del politico locale.

Le indagini, avvenute nell’ambito dell’operazione “Libro nero”, sono state condotte dagli investigatori della Polizia di Stato con il supporto delle intercettazioni e delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, grazie alle quali e’ stato possibile portare alla luce l’articolato intreccio politico-imprenditoriale-mafioso che ha determinato il graduale potenziamento della cosca Libri. Sono stati arrestati nel corso dell’operazione della Polizia di Stato e posti ai domiciliari anche un consigliere regionale, un politico locale e un appartenente alle Forze dell’Ordine, con l’accusa di concorso in tentata corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. Secondo gli inquirenti il patto corruttivo prevedeva che il politico regionale avrebbe dovuto ricevere, in cambio di favori, informazioni riservate su processi in corso, dall’appartenente alle Forze dell’Ordine, attraverso la mediazione del politico locale.

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