Somme di denaro in cambio di favori: e’ l’accusa che viene contestata ai due agenti della polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Cosenza arrestati dai carabinieri con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo quanto e’ emerso dall’inchiesta della Dda di Catanzaro, i due agenti si sarebbero messi a disposizione degli affiliati di alcune cosche di ‘ndrangheta detenuti nel carcere di Cosenza. In particolare, ai due arrestati viene contestato di avere posto in essere, dietro corresponsione di somme di denaro tratte dalla cosiddetta “bacinella” o di altri benefici di vario genere, condotte finalizzate a favorire appartenenti alle cosche di’ndrangheta “Lanzino-Rua’-Patitucci”, “Bruni-Zingari” e “Rango-Zingari”.
“Dagli accertamenti compiuti – viene sottolineato in una nota stampa della Dda di Catanzaro – e’ emerso che i due appartenenti alla Polizia penitenziaria si erano permanentemente posti a disposizione delle consorterie mafiose, garantendo ai detenuti di poter continuare ad avere contatti con l’esterno ed, in particolare, con i sodali liberi, veicolando agli stessi messaggi, anche mediante ‘pizzini’, per sviare le indagini in corso su omicidi o per impartire disposizioni sugli imprenditori destinatari di attivita’ estorsiva; per recuperare somme di denaro dovute per pregresse forniture di stupefacente o, ancora, per far filtrare notizie su reclusi che intendevano avviare percorsi di collaborazione con la giustizia”.