Naufragio migranti e schiavisti del XXI secolo

Si pensa ad un’operazione militare per colpire i trafficanti di esseri umani nel Mediterraneo, così Natasha Bertaud, uno dei portavoce della Commissione Ue. Dal racconto dei sopravvissuti all’ecatombe avvenuta due giorni fa nel canale di Sicilia emergono sempre più dettagli su quanto accaduto. Lo scafista,   raccontano i superstiti,  forse nel tentativo di nascondersi avrebbe condotto il barcone contro una nave mercantile portoghese, la King Jacobs che era arrivata nelle vicinanze per prestare soccorso. Una versione confermata anche dai pm di Catania secondo i quali il naufragio sarebbe dovuto a due cause: lo spostamento dei migranti sull’imbarcazione, che era sovraffollata, e l’errata manovra dello scafista che l’ha portata a collidere con il mercantile King Jacobs.  Secondo i pm non è stato ancora possibile accertare il numero dei morti nel naufragio in Libia, perché i superstiti riferiscono di cifre comprese tra i 400 e 950 passeggeri, ma “secondo alcuni sopravvissuti sentiti su nave Gregoretti e un report del mercantile portoghese si stima che a bordo del barcone ci fossero circa 850 migranti”. Diciotto dei 28 scampati alla tragedia hanno trascorso la notte al Centro accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Mineo. Erano sulla nave Gregoretti della guardia costiera con la quale sono sbarcati poco prima di mezzanotte nel porto di Catania. Sull’imbarcazione erano complessivamente 27 i superstiti e tre di loro sono accompagnati dalla polizia di Stato in una struttura riservata per essere sentiti come testimoni. La loro ricostruzione dei fatti è ritenuta importate dalla Dda della Procura di Catania che vuole ‘cristallizzare’ e tenere ‘incontaminata’ la loro ricostruzione.  Intanto, proprio grazie alle testimonianze, sarebbero stati individuati  i due presunti scafisti  detenuti a Catania un tunisino ritenuto il comandante del peschereccio naufragato, e un siriano, suo assistente di bordo in carcere in attesa dell’interrogatorio del Gip.Secondo quanto si apprende dai soccorritori che li hanno recuperati, i due annaspavano in mezzo ai cadaveri, urlando con le ultime forze per attirare i gommoni che perlustravano la zona. I soccorritori sono arrivati nella zona dove si è capovolto il barcone a notte fonda e immediatamente hanno iniziato le ricerche a bordo dei gommoni. “Durante le ricerche in mare dei cadaveri – raccontano – abbiamo trovato due persone vive in mezzo ai morti”. “Erano allo stremo delle forze – aggiunge chi ha partecipato all’operazione di recupero – hanno urlato con le loro ultime forze perché hanno sentito il rumore del motore e siamo riusciti ad individuarli e a salvarli. Non avrebbero resistito ancora a lungo”. Dichiarare guerra ai mercanti di morte per bloccare una strage continua che non può più essere definita naufragio ma si chiama crisi umanitaria.  E di fronte alla quale l’Europa non può più voltare le spalle: lo ha fatto 20 anni fa con Srebrenica, farlo ancora, dandola vinta agli schiavisti, significherebbe avere una responsabilità verso la storia. Mentre il premier Matteo Renzi parla a Palazzo Chigi al fianco del primo ministro maltese Muscat, nel Mediterraneo, all’altezza della Libia, vengono avvistati altri tre barconi, con a bordo centinaia di disperati. E si rischia l’ennesima strage. Per questo il premier ripete che il problema non è il soccorso in mare  ma è quello di bloccare gli “schiavisti del XXI secolo in partenza. Di dichiarargli guerra, appunto. “Prenderli deve essere una priorità per la comunità internazionale”, assicura e annuncia interventi mirati per bloccarli da presentare al vertice straordinario di giovedì prossimo.


 

 

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