Nato, doppio fronte

Stretta tra le paure europee ed i rivolgimenti mediorientali.

Stretta tra le paure europee, dettate da una Russia bellicosa, ed i rivolgimenti mediorientali annunciati dai carnefici del neonato ‘Califfato'(Isis), l’Alleanza Atlantica era costretta a guardare avanti. Il nuovo assetto mondiale che si è venuto a determinare dopo la fine della ‘Guerra Fredda’, che malgrado tutto aveva regole certe e deterrenti sicuri, è scosso da minacce che affondano le loro radici in guerre locali tra clan e fazioni tribali appartenenti ad etnie religiose diverse, che non rispondono agli interessi globali e destabilizzano l’assetto geopolitico mondiale. Difronte a questa destabilizzazione dilagante la Nato non poteva restare a guardare e finalmente si è mossa. Infatti nel vertice che si è tenuto il 5 settembre, nel Galles, è stata annunciata l’istituzione di nuove basi nell’Est europeo, con un’apertura verso Mosca in uno alla disponibilità a togliere le sanzioni qualora dovesse reggere la tregua in Ucraina. Decisa anche una coalizione contro l’Isis, di cui farà parte anche l’Italia. La questione ucraina era quella che la Nato era meglio preparata a trattare, perché Obama, fin dall’inizio delle ostilità aveva escluso ogni tipo di intervento militare in Europa, limitandosi ad annunciare solo sanzioni economiche, che ad oggi sono rimaste ancora senza esecuzione in attesa di vedere se la tregua sarà perdurante. A favore degli alleati dell’Europa orientale è stato annunciato l’istituzione di un quartier generale con depositi di armamenti dislocati in Polonia, Romania e Repubbliche Baltiche, pronte all’uso in caso di conflitto con Mosca. Un messaggio chiaro al Cremlino, ma altrettante sono chiare ed in parte anche condivisibili le progressive lamentele di Mosca circa l’eccessivo avvicinamento delle basi Nato presso i confini russi o quantomeno dei suoi alleati. E’ del tutto evidente che la vera partita a scacchi l’Occidente dovrà giocarsela con i Russi, che in questo gioco sono maestri indiscussi. L’Ucraina, anche se Putin spudoratamente nega il suo coinvolgimento nelle sue vicende, offre ancora, nonostante tutto, uno strettissimo spazio di manovra che l’Europa in uno agli Stati Uniti dovrebbero sfruttare. Le incognite che pesano su quei territori divisi da un mare di odio e di sangue sono molteplici ed eterogenee, dal non garantito ritiro delle truppe russe ai falchi di Kiev che vogliono a tutti i costi la guerra. Quindi bisogna avviare un negoziato che porti ad una via d’uscita che garantisca un accordo che assicuri all’Ucraina la sovranità sui suoi territori, ma che conceda alle aree del Don- bass un alto grado un alto grado di autonomia, che non consenta a Donetsk di svolgere la politica estera , ma non consenta, nello stesso tempo, l’avvicinarsi eccessivo delle basi Nato. Solo così si può evitare una pericolosa escalation militare nel cuore della vecchia Europa. Per quanto riguarda, invece l’Isis, come innanzi già detto, è stata creata una coalizione di 10 Paesi, tra cui l’Italia, che coprirà le spalle agli Stati Uniti nell’azione di guerra e distruzione del nuovo’Califfato’. E’ chiaro che Obama e tutti i suoi alleati europei, nel perseguire quest’intento, pagheranno in termini politici, un alto prezzo, trovandosi ad essere di fatti alleati con l’Iran e con il siriano Assad , che solo pochi mesi fa, Obama considerava avversari da eliminare. Conseguenza ineludibile della miopia, ormai costante , della politica estera statunitense e dei suoi alleati. Ma “il fine giustifica i mezzi” diceva Niccolò Machiavelli nel su0 ‘Principe’.

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