Ma il voto di domenica consegna anche altri due dati: il M5s con il 26,67 dei consensi conquista 20 seggi (19 di lista e quello che spetta al candidato governatore arrivato secondo), confermandosi il primo partito nell’Isola, e la scomparsa dalla geografia di Sala d’Ercole di alfaniani e centristi. La lista Ap-Centristi per Micari si ferma al 4,17 per cento, non sufficiente a superare la soglia di sbarramento. Il Partito democratico, invece, ottiene il 13 per cento dei voti (11 seggi), ben lontano da Forza Italia e, soprattutto, dai Cinque Stelle, mentre Sicilia futura dell’ex ministro Salvatore Cardinale con il 6 per cento dei consensi ottiene due deputati. Un seggio va, infine, alla lista Cento passi per la Sicilia che sosteneva il candidato governatore della Sinistra Fava e che si ferma al 5,2 per cento dei voti.

Alfano  guardava al test siciliano come a una sorta di placet per il governo.  La scelta  di allearsi con il Pd e la linea sull’immigrazione e sullo ius soli hanno scritto una realtà diversa con  Alleanza Popolare che ha raccolto solo un modesto il 4,1%.  E’  così  rimasto al di sotto della soglia di sbarramento del 5 % prevista dalla legge elettorale per fare scattare il seggio.

Niente quorum, niente deputati regionali. Una settimana fa Alfano affermava: ‘Noi siamo dell’idea che vincerà Fabrizio Micari e lui sarà in grado di governare’. Ma i risultati lo hanno stroncato visto che  la sua lista ha superato a stento i 60mila voti.

E’ quindi fallito il sogno di Alfano di essere l’ago della bilancia del Pd.

Cocis