Mostra del Cinema di Venezia, premi al Martin Eden di Marinelli che batte il Joker di Phoenix

Chiedetemi tutto, ma non di dare il Leone d’Oro a Roman Polanski. A premi consegnati, meglio raccontarla tutta. Lucrecia Martel non avrebbe mai permesso che trionfasse il J’Accuse polanskiano. Le motivazioni sono le solite. Stupro, processi, fughe, condanne, perdono della vittima trent’anni dopo. Altro che “artista separato dall’uomo”.

 “Fortunamente su Joker non c’è stata l’unanimità, ma sono la presidente di una giuria democratica, quindi non abbiamo bisogno dell’unanimità per metterci tutti d’accordo”, inizia con fare bonariamente autoritario la Martel nell’incontro con la stampa post premiazione. “Posso garantire personalmente che nel discutere del film di Polanski si è parlato solo dell’opera – getta insolitamente acqua sul fuoco un piromane come Paolo Virzì – Poi ci sono state opinioni articolate e diverse, ma si è valutata la qualità, lo stile, come l’autore ha trattato la materia”.

 “Polanski ha scelto di non intervenire, neanche con un video, per non alimentare le polemiche, ma era felice dell’accoglienza che J’Accuse ha avuto, così mi ha detto al telefono da Parigi, e ancora di più lo sarà per il Gran Premio della Giuria, spero che questo possa mettere definitivamente sordina sul suo caso”: Alberto Barbera, nel rituale bilancio di fine Mostra del cinema, ostenta soddisfazione per il verdetto della giuria presieduta dall’argentina Lucrecia Martel. “Sono stato favorevolmente sorpreso per il premio che La Mafia non è più quella di una volta di Franco Maresco ha ottenuto, premio speciale della giuria. Non ho avuto dubbi a metterlo in concorso, ma ero preoccupato che fosse compreso dagli stranieri”, ha sottolineato. Sull’operato della Martel, che alla vigilia aveva suscitato più di una polemica tra caso Polanski e quote rosa, Barbera ha replicato: “Non avevo dubbi che il suo giudizio sarebbe stato oggettivo, che non si sarebbe lasciata influenzare da altri fattori”.

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