Morbillo: il caso Italia

Nell’ultimo anno in Italia si sono registrati 1387 casi di morbillo, stima che fa del nostro Paese il secondo in Europa per incidenza della malattia. Superati solo dalla Romania in cui si sono verificate 2702 infezioni, gli Italiani risultano ad oggi la popolazione europea più ostile alla pratica della vaccinazione.  Strano se si pensa che solo qualche decennio fa si moriva per malattie come la poliomelite, il vaiolo o proprio il morbillo, tutte causate da differenti virus che proprio grazie all’intensa campagna vaccinale attuata nel nostro Paese sono stati debellati o resi innocui. O almeno così sembrava!

Come noto, ad ogni insulto da parte di un agente esterno, il nostro organismo mette in atto un meccanismo di difesa condotto da cellule del sistema immunitario che, riconosciuto ‘l’invasore’, attivano risposte finalizzate a debellarlo.
Questo meccanismo si perfeziona al ripetersi dell’incontro con lo stesso agente ed è proprio questa la strategia del vaccino ovvero quella di promuovere l’incontro con una particella dell’agente contro cui si vuole immunizzare, o con lo stesso agente di cui sia stata attenuata la virulenza mediante processi di laboratorio, al fine di istruire il sistema immunitario a combattere l’infezione, distruggere il microrganismo responsabile e prevenire manifestazioni violente ad essa dovute.

Il successo dei vaccini correla con l’estensione alla popolazione perché, quanti più individui saranno vaccinati, minori saranno le possibilità di un virus di attecchire e diffondersi in una popolazione.   Questo ultimo aspetto risulta particolarmente importante nel caso di individui immunocompromessi i quali, presentando deficit della risposta immunitaria, non possono ricevere il vaccino in quanto le cellule della difesa non saprebbero combattere l’infezione che avrebbe dunque effetto letale. Questi individui possono essere tutelati unicamente dall’immunità di gregge cioè dal fatto che il resto della popolazione, vaccinata e immunizzata, non permetta la diffusione del virus. L’immunità di gregge ovviamente avvantaggia anche gli individui immunocompetenti e spiega perché nei Paesi più poveri del mondo si possa morire per una semplice influenza: in queste aree, la mancata prevenzione permette agli agenti infettivi di diffondersi e sviluppare sempre più fattori di virulenza che gli consentono la sopravvivenza nella popolazione.

Tornando a parlare di morbillo, il virus responsabile è altamente contagioso ed in grado di indurre complicanze durante e oltre il superamento della malattia. Le complicanze maggiori sono a carico degli individui adulti che, avendo un sistema immunitario meglio sviluppato, mettono in atto una difesa più energica che però può indebolire gravemente il corpo provocando in alcuni casi l’encefalite o l’instaurarsi di infezioni concomitanti. Nei bambini, invece, il virus del morbillo può raggiungere i neuroni dove continua a replicarsi passando da cellula a cellula senza essere rilasciato, nascondendosi quindi dalle sentinelle del sistema immunitario; dopo circa sette anni si verificano gli effetti di quella che è definita panencefalite subacuta sclerosante e cioè perdita della memoria, spasmi muscolari, alterazione della personalità, cecità.

Il vaccino contro il virus del morbillo è parte di una somministrazione trivalente diretta a tutti i bambini di due anni di età in combinazione con i vaccini per la parotite e la rosolia.  Fino al 1980, anno in cui si è maggiormente diffusa questa vaccinazione, si contavano nel mondo oltre 2 milioni e mezzo di bambini morti ogni anno ed il detto in voga era che questa malattia fosse inevitabile come la morte e le tasse.

Clementina Viscardi

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