Il presidente del consiglio Mario Monti

Monti: L’art. 18 scoraggia gli investimenti. Posto fisso monotono? Sono stato frainteso

Giovani, articolo 18, europa, banche, lavoro e soprattutto una precisazione urgente da fare sulle polemiche scatenatesi dopo quanto detto a Matrix (“Che monotonia il posto fisso”, nrd). “Una frase come quella, presa fuori dal contesto, si può prestare ad un equivoco”. Il presidente del consiglio, Mario Monti, a Repubblica Tv, tiene a sottolineare, con forza, che sulle sue parole “c’è stato un equivoco”.

“Una frase come quella, presa fuori dal contesto, si può prestare ad un equivoco”, in realtà, ammette il capo del governo, “se per posto fisso intendiamo un posto di lavoro che ha una sua stabilità e che ha tutele, è ovvio che è un valore positivo. La mia frase diceva che i giovani devono abituarsi all’idea che non avranno un posto fisso per tutta la vita. Non avranno normalmente un lavoro stabile presso un unico datore di lavoro, di solito in una stessa sede per tutta la vita, come accadeva in passato. Dovranno abituarsi a cambiare spesso luogo e tipo di lavoro e anche Paese. Questo non è da guardare con spavento come cosa negativa”.

Lavoro e art. 18. Il presidente del consiglio conferma che entro marzo il suo esecutivo è intenzionato a varare la riforma del mercato del lavoro. E in questo nuovo contesto normativo modifiche potrebbero essere apportate anche all’art. 18 dello statuto dei lavoratori che vieta il licenziamento senza giusta nelle aziende con più di 15 dipendenti. Per Mario Monti “l’obiettivo centrale di questo governo è creare lavoro per i giovani”. Se l’obiettivo verrà centrato, “se ci riusciremo questo non significa affatto che i giovani che trovano lavoro, possano avere quel lavoro per tutta la loro esistenza. Se in una società esistono tutele, il cambiamento può essere positivo”. E sottolinea con vigore che “bisogna dare meno tutele a chi oggi ne ha troppe ed è quasi blindato nella sua cittadella, e darne di più a chi è in forme estreme di precariato o è fuori dal mercato del lavoro”. Ma il nuovo mercato del lavoro targato Monti passa attraverso l’art. 18. “Non so dire adesso se entro la fine marzo che è la scadenza che ci siamo dati” per la riforma del lavoro “sia essenziale o no la modifica dell’art 18, perché é un mosaico che contiene tante tessere, ma trovo che ogni tessera debba essere considerata per vedere cosa può venir fuori”. “Il si tocca o non si tocca l’articolo 18 sembrava la contrapposizione tra Orazi e Curiazi. Il nostro scopo è quello di passare dai simboli e i miti alla realtà pratica e pragmatica e vedere come contemperare esigenze della garanzia dei diritti con forme che non scoraggino le imprese ad assumere”. E poi arriva la stoccata finale, che fa capire le intenzioni del suo esecutivo: “Per come viene applicato l’articolo 18 in Italia”, sconsiglia “investimenti di capitali stranieri ma anche italiani in Italia”. E precisa. “Non tutti sono Bill Gates ma anche se ci fosse un Bill Gates in Italia sarebbe complicato farlo nascere in un garage. Per questo uno dei provvedimenti del governo è che si possa creare società semplificate a responsabilità limitata (Ssrl) che si potrà creare senza un capitale minimo e senza spese notarili”.

Lavoro. Modello paesi nordici non Usa. Il modello ideale o, quanto meno auspicabile, da seguire per il mercato è quello dei paesi nordici come la Danimarca. Da scartare, per il premier, quello americano. “Gli Usa non sono l’esempio da imitare completamente perché hanno un mercato del lavoro molto flessibile ed è più facile che altrove trovare lavoro però in molti campi e settori è molto poco tutelato chi perde il lavoro. Se proprio dobbiamo pensare ad un modello è quello dell’Europa del Nord. Mitica la Danimarca, ma non è che dobbiamo diventare tutti danesi”. In Danimarca, spiega Monti,  “la tutela è data al singolo lavoratore e quando il lavoratore per cambiamenti tecnologici non può più lavorare ha una serie di ammortizzatori sociali. Lui – prosegue il premier – non il posto e ha soprattutto la possibilità di un riaddestramento professionale che gli consentono di non vedere come un buio senza spiraglio la perdita del posto di lavoro”.

Banche e governo. A chi l’accusa di non colpire il sistema bancario, Mario Monti risponde, con la sua solita fine ironia, replicando che “il mondo bancario è invece molto disturbato dal mio governo”. “L’azione del governo vuole colpire un po’ tutti, magari ci sono norme meno evidenti ma il mondo bancario e’ stato molto disturbato, già a dicembre con una norma che vieta ad un membro di un cda di una banca di sedere nel cda di un’altra banca e questo vale anche per le assicurazioni”. E aggiunge. “Mi farebbe piacere se le banche italiane comprassero più bot perché è effettivamente ne comprano abbastanza poche”.

Eurobond. “Dove ci troviamo d’accordo con Angela Merkel è che una volta perfezionato il meccanismo della disciplina di bilancio in Europa si potrà guardare più serenamente anche all’ introduzione degli eurobond”. E aggiunge. “Sugli eurobond io sono tra quelli, come il mio predecessore Tremonti, che considerano che possano avere una parte importante. I tedeschi pensano che non siano importanti ed anzi nocivi”. Ma nonostante le divergenze con la Germania “sul ruolo degli eurobond” si può guardare alla sua introduzione una volta perfezionato il meccanismo di disciplina di bilancio. Mario Monti si dice convinto che “questa sia la volta buona” per introdurre la Tobin Tax  “perche’ le dimensioni delle transazioni finanziarie è di importo molto ingente”.

Berlusconi e lo spreed. Guardando poi allo spreed Monti afferma che “è diventato il principale termometro di valutazione della qualità dei governi in modo eccessivo”. Per il premier “si è esagerato a usare lo spread come arma contundente contro il mio predecessore, Silvio Berlusconi, e si esagera a usarlo, quando scende, come indice di buona condotta del mio governo”. “Io sono più fiducioso del mercato, confido molto che finito questo governo, che come sapremo sarà al più tardi nella primavera del 2013, saranno cambiate abbastanza cose in Italia, ci sarà un sistema politico che quando tornerà in prima persona al potere sarà più civile, disteso, pacato e più capace di prendere decisioni nell’interesse generale del Paese”.

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