Monti dice no alla concertazione. Sindacati sul piede di guerra

Ancora scontri tra governo e sindacati. Questa volta a lanciare il pomo della discordia, è stato il presidente del consiglio Mario Monti, che si scaglia contro il “vecchio ruolo delle parti sociali” che “danneggia i giovani”. Il premier ha affidato il suo attacco scelto la platea dell’Abi per la sua strigliata e le reazioni sono state quasi immediate, a cominciare da quelle dei sindacati. Dal fronte politico è Antonio Di Pietro quello che alza di più la voce, ma è chiaro il disagio che l’uscita del premier provoca almeno in una parte del Pd, ovvero in quella storicamente più legata ai sindacati. Secondo Monti “le giovani generazioni che si affacciano nel mondo del lavoro e non lo trovano sono state sistematicamente danneggiate dal modo di comporre i conflitti con le parti sociali in passato”. “I nostri figli e i nostri nipoti – ha aggiunto – non trovano lavoro proprio per il modo di comporre il conflitto con le parti sociali, saldando la differenza occorrente con il bilancio pubblico”. Quindi, il presidente del consiglio ha ribadito la filosofia che aveva portato al varo del ddl lavoro, e ai relativi problemi con i sindacati prima e con Confindustria poi. “Le parti sociali vanno consultate, devono far valere i loro interessi ma devono restare parti. Devono essere viste come parti vitali, importanti, ma non soggetti verso i quali il potere politico pratichi l’outsourcing del governo dell’economia”. Insomma, il Governo ascolta, ma poi decide e non affida all’esterno la gestione dell’economia.

“E’ imbarazzante prendere lezioni di democrazia da chi è stato cooptato e non si è confrontato con il voto degli elettori”, commenta, adirata, la segretaria della Cgil Susanna Camusso. Ma anche il leader Cisl Raffaele Bonanni ha attaccato duramente il premier: “Non c’è alternativa alla concertazione in nessun paese a democrazia matura e ad economia avanzata. I governi, per quanto autorevoli e composti da personalità di altissimo profilo, non possono guidare da soli questa difficile stagione”. E pure Luigi Angeletti ha bocciato l’uscita del premier: “il nostro Presidente del Consiglio è più realista del re: pensa di poter salvare l’Italia senza preoccuparsi di salvare gli italiani. Forse, un ascolto più attento delle aspettative di lavoratori e pensionati ci farebbe uscire dalla crisi, tutti insieme, prima e meglio. Confidustria tace, dopo il botta e risposta dei giorni scorsi, ma si è fatta sentire Rete imprese italia: “Se si sono potute fare importanti riforme in questi anni in Italia – ha detto il presidente Giorgio Guerrini – è anche perché gli imprenditori, con senso di responsabilità, hanno fatto la loro parte per mantenere la coesione della società”. Tra i politici è Di Pietro a sferzare Monti: “Le affermazioni del premier sulla concertazione rappresentano un gravissimo attacco ai lavoratori e alle imprese”. Per il leader Idv “forse Monti pensa di essere l’unico illuminato dal Signore o peggio auspica modelli come quello cinese”.

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