Monito di Unioncamere: “Nel 21012 chiuse mille aziende al giorno”

Allarme di Unioncamere sulla situazione delle imprese in Italia. Secondo quanto calcolato, nel 2012 mille imprese al giorno hanno chiuso i battenti, facendo registrare un vero e proprio record per l’Italia, che tuttavia aveva già vissuto una situazione simile nel 2009.
Secondo Unioncamere dunque, nell’anno che si è appena concluso si sono registrate 364.972 chiusure (+24mila sul 2011) a fronte di 383.883 aperture (il valore più basso degli ultimi otto anni e 7.427 in meno rispetto al 2011). Il saldo tra entrate e uscite è dunque positivo per 18.911 unità, ma si tratta del secondo peggior risultato dal 2005 e vicino, dopo due anni di recupero, al 2009, l’anno peggiore della crisi.

Un primato negativo che l’Italia ha detenuto, oltre che nel 2009, anche nel 2008 e nel 2007: ma a differenza di oggi in quel periodo le nuove iscrizioni avevano abbondantemente superato le 400mila unità e pertanto il saldo finale positivo era molto più consistente: a fronte del +0,31% dello scorso anno, nel 2007 si registrò un +0,75% e nel 2008 un +0,59%.
Invece per il 2012, calcolando anche le cancellazioni delle imprese ormai non operative da più di tre anni, al 31 dicembre dello scorso anno lo stock complessivo delle imprese esistenti ammontava a 6.093.158 unità. In particolare maggiori difficoltà si registranoper l’industria manifatturiera, che trascinato dalla forte contrazione dell’artigianato, chiude l’anno con 20.319 imprese in meno, quello delle costruzioni (-7.427) e dell’agricoltura (-16.791).
In Italia è il Nord a perdere, con 6.600 imprese, il maggior numero di aziende. A tenere alte le sorti dell’economia italiana, sono stati soprattutto i giovani under 35, immigrati e donne, attività del turismo, del commercio e dei servizi alle imprese e alle persone sono le tipologie di imprenditori e i settori di attività che, nel 2012, hanno consentito di mantenere in lieve attivo il bilancio anagrafico delle imprese italiane.

Squinzi: “Cgil non ostacola crescita”. “La Cgil non è un ostacolo alle riforme e agli interventi per la crescita”. E’ quanto dichiara, intervenendo a Radio Anch’io, il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, rispondendo alle polemiche emerse in campagna elettorale sul ruolo della Cgil. Squinzi sottolinea, comunque, che “siamo tutti sulla stessa barca, nel pieno della tempesta perfetta” e che quindi bisogna “tutti remare nella stessa direzione”.

In questo senso quindi a suo dire, non servirebbe un miracolo italiano. “Io non considero nessuno un ostacolo a questo tipo di interventi e di riforme”, spiega Squinzi commentando le reazioni al manifesto di Confindustria presentato ieri.

“So che anche la Cgil sta per presentare un suo documento programmatico – prosegue – non so ancora i contenuti, ma quello che vorrei ricordare è che siamo tutti sulla stessa barca, siamo nel pieno della tempesta perfetta, quindi dobbiamo metterci tutti a remare nella stessa direzione. Io mi auguro che si ritrovi quella coesione che ha permesso alla nostra nazione di uscire dalla crisi della seconda guerra mondiale” e di diventare “una delle cinque potenze economiche mondiali più forti: serve un nuovo miracolo italiano, dobbiamo avere questo obiettivo, ci dobbiamo credere. Noi imprenditori ci crediamo e ce la metteremo tutta”.

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