Miseria e nobiltà

Il teatro delle Muse di Roma presenta fino  15 febbraio prossimo “Miseria e nobiltà”,   scritta da Eduardo Scarpetta nel 1888. La regia dell’adattamento della commedia è di Geppi Di Stasio,  ed è interpretata dallo stesso, da Wanda Pirol, Rino Santoro, Liliana dell’Aquila, Antonio Lubrano, Roberta Sanzò, Claudio Veneziano e Luca Materazzo.  Felice Sciosciammocca è uno squattrinato popolano di Napoli, che vive alla giornata facendo lo scrivano e condividendo la casa con il figlio Peppiniello, la compagna Luisella, l’amico Pasquale, di professione fotografo ambulante, con la rispettiva moglie Concetta e la figlia Pupella. Un giorno il marchesino Eugenio bussa alla loro porta per chiedere un favore; egli è innamorato della bella Gemma, di professione ballerina, ma la sua famiglia si oppone all’unione, poiché la ragazza non è una nobile. Il padre della ragazza invece, Don Gaetano, ex cuoco divenuto molto ricco avendo ereditato i beni del suo padrone, è felice di consentire al fidanzamento poiché imparentarsi con dei nobili sarebbe il suo sogno, ma pretende di conoscere i parenti del giovane. Il marchesino dunque chiede a Felice e Pasquale con moglie e figlia di travestirsi e fingere di essere i suoi nobili familiari e di presentarsi con lui a casa di Gemma. La situazione si complica poiché Peppiniello, stufo dei rimproveri della matrigna, e soprattutto spinto dalla fame, va a lavorare come cameriere proprio a casa di don Gaetano, presso il quale lavora il suo compare Vincenzo, in qualità di maggiordomo, che accetta di tenerlo con sé fingendo che sia suo figlio. Don Gaetano non si rende conto della messa in scena, e non solo cede la mano della figlia ma riesce ad ottenere il “privilegio” di avere i nobili parenti del marchesino a pranzo, al quale partecipa anche Luigino, suo figlio, innamorato di Pupella. Ma i colpi di scena sono imminenti e sarà   un colpo di scena a risolvere la situazione. Il regista Geppi Di Stasio annota che Eduardo Scarpetta è, forse, l’autore più datato della letteratura teatrale napoletana,  ed è autore di una “comicità costruita, artefatta, scaltra che racconta il labile confina tra follia e saviezza per allietare le platee del suo tempo”. Il teatro di Scarpetta, continua Di Stasio, è semplicemente un mestiere per produrre benessere,  e l’Arte è puro artigianato e  Miseria e nobiltà è senza ombra di dubbio  il suo capolavoro assoluto . La trama di Scarpetta viene messa in scena e riadattata dal regista attraverso lo stesso materiale plasmabile della commedia,  e modellato da attori specialisti e vissuta, anche in scena, come un gioco. Il gioco del teatro…

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