“Chiusi per indignazione”. E’ la scritta che compare sulle boutique di Dolce & Gabbana di Milano, che oggi restano chiuse al pubblico per protesta dopo lo scontro con il Comune.
“Non siamo più disposti – hanno spiegato i due stilisti – a subire ingiustamente le accuse della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate, gli attacchi dei Pubblici Ministeri e la gogna mediatica a cui siamo sottoposti ormai da anni. Questo non solo per noi stessi, ma soprattutto per tutti coloro che lavorano con noi”
. Ed è per questo che “indignati” dal trattamento del Comune hanno deciso la serrata, rivendicando quanto hanno fatto per Milano. “Dobbiamo dire – hanno sottolineato – che negli ultimi trent’anni a questa città abbiamo anche dato tanto: prestigio e visibilità internazionale, posti di lavoro e sviluppo economico.”. E per questo hanno allegato una lista dei principali contribuenti di Milano con i redditi relativi al 2005 (cioè “prima – hanno scritto – che fossimo aggrediti dal fisco”) pubblicata dal Sole 24 Ore con le imposte pagate da Domenico Dolce (12 milioni 760.958 euro) e Stefano Gabbana (12 milioni 734.013 euro). “Nonostante la nostra passione e il senso di responsabilità ci spingano a continuare a lavorare con la dedizione e la volontà di sempre – hanno aggiunto -, dichiariamo di esserci stancati delle continue diffamazioni e ingiurie che stanno togliendo serenità al nostro lavoro e ci stanno distogliendo dal nostro vero compito di stilisti. Abbiamo la fortuna di collaborare con persone di vera e rara eccellenza, sia dal punto di vista tecnico-professionale sia dal punto di vista umano, che credono fermamente in noi e per le quali tutto questo è demotivante”. E quindi “la chiusura dei negozi di Milano – hanno concluso – è un segnale del nostro sdegno”.
“Indignati per come siamo stati trattati dal Comune di Milano, abbiamo deciso di chiudere i negozi della città per i prossimi tre giorni a partire da oggi (nove esercizi commerciali)”: così scrivono in un comunicato Domenico Dolce e Stefano Gabbana. Nel periodo di serrata i due stilisti hanno assicurato che i dipendenti saranno comunque pagati. “Solo presso i nostri negozi di Milano – hanno ricordato i due stilisti – sono impiegate oltre 250 persone che, nei prossimi giorni saranno comunque regolarmente retribuite, sebbene le attività resteranno chiuse”.