Migranti tra Macron e Italia. Meloni ora prepara il veto all’Ue

La nave Ocean Viking della ong Sos Mediterranee, con a bordo 230 migranti, 57 dei quali bambini, è attraccata al porto militare di Tolone verso le 8.30 di ieri mattina. I profughi sono stati autorizzati a sbarcare “a titolo eccezionale” in virtù di un “dovere umanitario”, come ha spiegato ieri il ministro degli Interni, Gerald Darmanin. Resta invece la ferita della rottura tra Italia e Francia, che rischia ora di avere pericolose ripercussioni soprattutto per il nostro paese.

“L’Italia è stata molto disumana” e “le autorità italiane si sono dimostrate non professionali” rispetto all’emergenza migranti, “persone non pericolose”. Lo ha detto il ministro degli Interni francese Gerald Darmani, nel corso di un’intervista all’emittente Tf1, a seguito della vicenda Ocean Viking. “Ci saranno conseguenze”, ha aggiunto annunciando l’invio di “500 poliziotti francesi al confine italiano per controllare meglio le nostre frontiere”.

Il ministro ha comunicato l’intenzione di non procedere alla prevista rilocalizzazione dei rifugiati dall’Italia entro il 2023 ed ha esortato gli altri Paesi partecipanti al meccanismo a fare lo stesso, nel quadro della crisi aperta dalla vicenda Ocean Viking. “La Francia sospende l’insieme delle redistribuzioni dei 3500 rifugiati a beneficio dell’Italia e chiama tutti gli altri partecipanti al meccanismo europeo, soprattutto la Germania, a fare altrettanto” ha detto Darmanin.

I francesi ricordano che l’Italia non ha accolto nessuna delle 43 richieste rivolte Ocean Viking, ed è per questo che dopo 20 giorni martedì la ong SOS Méditerranée si è rivolta alla Francia e la nave ha fatto rotta verso la Corsica. Secondo le regole europee, ricorda Darmanin, i 243 passaggeri a bordo della nave avrebbero dovuto sbarcare nel porto sicuro più vicino, quindi in Italia, e quel punto la Francia avrebbe accolto un terzo dei passaggeri mentre un altro terzo sarebbe stato redistribuito in Germania.

Che ha inoltre annunciato discussioni a livello europeo: “La Francia organizzerà nei prossimi giorni, con la Commissione Europea, e con la Germania, una riunione che definirà – nel pieno rispetto del diritto internazionale – un quadro che permetta di trarre le conseguenze dell’atteggiamento italiano, di regolare meglio le azioni di soccorso in mare da parte delle navi delle Ong nel Mediterraneo”.

Vanno tuttavia messi in fila gli eventi degli ultimi giorni per comprendere il perché della rottura, tenendo presente che sia in Italia che in Francia la politica viaggia su due binari: le relazioni all’esterno e la necessità di consenso interno. L’Italia si è spinta in avanti fin da subito rifiutando le navi, anche se poi è stata costretta a far sbarcare i migranti in Sicilia,  e la Francia si è resa disponibile a sostenere la posizione italiana per dare un segnale all’Europa, secondo cui i paesi del mediterraneo devono gestire situazioni che vanno invece affrontate a livello comunitario. Di qui il ventilato accordo Meloni-Macron su Marsiglia. Poi però è subentrata la politica interna, il governo italiano ha esultato smodatamente per la ‘vittoria’ politica sulla Francia e sull’Ue, e a Parigi l’hanno comprensibilmente presa male. “Non è così che funzionano le relazioni internazionali”, ha detto una fonte dell’Eliseo. Anche perché è vero che l’Italia è chiamata dalla propria posizione geografica alla gestione delle navi, ma Francia e Germania gestiscono molto più richiedenti asilo di noi. E ora che Macron deve gestire a sua volta il consenso interno e le critiche della destra, il tutto si ritorce sull’Italia.

Il corto circuito tutto italiano sulla gestione della comunicazione della vicenda evidenzia come ci sia un problema di gerarchie interne al governo, con Matteo Salvini sempre più ministro dell’Interno virtuale a dettare l’agenda alla Meloni. Cui restano poi i cocci da raccogliere dopo settimane spese ad accreditarsi nelle cancellerie europee. Rosolare la presidente del Consiglio è certamente un interesse – politicamente perfino legittimo – del capo leghista. Meno strategico sembra lo spazio che la Meloni gli sta concedendo dopo la crisi con Forza Italia prima ancora che nascesse il governo.

È stato certamente un errore pensare di risolvere il problema attraverso una garbata richiesta di solidarietà per poi scivolare nella gaffe di presentare come un cedimento il gesto di buona volontà francese. E non pare particolarmente avveduto mettersi a fare il braccio di ferro con l’Ue a governo appena insediato, per di più con i 209 miliardi di PNRR che l’Europa ci verserà nei prossimi mesi. Anche perché a Meloni non basterà il consenso interno per rafforzare un governo che a livello continentale nasce debole, con Ungheria e Polonia alleati di ferro e Francia e Germania già sul chi va là.

Se l’Italia rischia un pericoloso isolamento in ambito europeo, la Francia non è in una posizione così cristallina. E’ nel ricordo di tutti il gruppo di migranti lasciati sugli scogli di Ventimiglia, così come il blitz della polizia di frontiera transalpina in territorio italiano in Piemonte. E il fatto, sottolineato anche in Francia, che dopo l’accordo dello scorso giugno al Consiglio Europeo sui meccanismi di solidarietà Parigi abbia accolto solo 38 migranti.

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