Migrants who fell in the water from a crowded rubber dinghy are rescued by the vessel Responder, run by the Malta-based NGO Migrant Offshore Aid Station (MOAS) and the Italian Red Cross, in the Mediterranean sea, Thursday, Nov. 3, 2016. According to MOAS 147 people, of which 20 women, were rescued. (Francesco Malavolta/MOAS via AP) [CopyrightNotice: Francesco Malavolta]

Migranti: sevizie e stupri, arrestati 3 scafisti in Sicilia

Sequestravano, seviziavano e stupravano i migranti: tre scafisti nigeriani, sbarcati a Lampedusa il 16 aprile, sono stati arrestati dalla Polizia ad Agrigento. L’accusa nei loro confronti e’ di associazione per delinquere finalizzata alla tratta ed al traffico di esseri umani, sequestro di persona a scopo di estorsione, violenza sessuale, omicidio, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Reati aggravati dalla transnazionalita’ del reato, dalla disponibilita’ di armi, dal numero di associati superiore a dieci, dall’aver agito per futili motivi, dall’aver adoperato sevizie ed agito con crudelta’, dall’aver cagionato la morte in conseguenza di altro reato. Ulteriori dettagli saranno resi noti nel corso della conferenza stampa che si terra’ alle ore 10.30 presso la Questura di Agrigento.

“Ha ucciso mio fratello e ha usato violenze anche su di me”: è l’accusa mossa da una donna migrante, tra gli sbarcati lo scorso 16 aprile a Lampedusa, rivolta ad uno dei tre nigeriani fermati dalla squadra mobile di Agrigento, presunti trafficanti di esseri umani responsabili, secondo la polizia, di “gravissimi crimini”. Il racconto è agli atti dell’inchiesta aperta dalla Procura distrettuale di Palermo. Il giovane africano indicato dalla donna quale autore del fratello avrebbe agito in quella circostanza, insieme ad un libico. “Gli africani, armati di fucile e vestiti in abiti civili, erano spregiudicati – racconta un altro testimone alla polizia – picchiavano brutalmente e senza alcun motivo i migranti. Personalmente – ricorda – sono rimasto vittima, in più occasioni, delle loro inaudite crudeltà. Una volta – dice – mi hanno legato le gambe e poi mi hanno picchiato ripetutamente con un bastone nella pianta dei piedi, procurandomi delle profonde lesioni e una frattura, tanto da impedirmi di camminare per tre mesi”.

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