Migranti, Salvini ai Prefetti: Norme più rigide sul diritto d’asilo

Controlli più rigorosi sulle richieste di asilo, procedure più veloci nell’esaminare le istanze e stretta sulla concessione del permesso di soggiorno. Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, indica, con una circolare, inviata a prefetti e presidenti delle Commissioni per il riconoscimento della protezione internazionale,le nuove regole per la concessione del diritto di soggiorno. Il giro di vite sui permessi riguarda soprattutto quelli concessi per motivi umanitari.

Come spiegano dal Viminale, il permesso d’asilo per motivi umanitari è il beneficio più concesso e quest’anno sfiora il 30%: quattro volte in più rispetto a quelli che riguardano lo status di rifugiato. Un dato che preoccupa il ministro e rischia di innescare un corto circuito nella politica dell’accoglienza italiana.

“Con una circolare a prefetti e presidenti delle Commissioni per il riconoscimento della protezione internazionale, ho personalmente richiesto velocità e attenzione nel dare accoglienza a chi scappa veramente dalla guerra ma anche nel bloccare tutti coloro che non ne hanno diritto”, Salvini spiega la filosofia del provvedimento inviato ai prefetti. “Le Donne incinte, bambini e rifugiati restano in Italia” precisa Salvini che poi attacca chi, facendo disinformazione, “dicono e scrivono il contrario”. “Su 43mila domande esaminate i rifugiati sono il 7 per cento mentre la protezione sussidiaria raggiunge il 5”, spiega il responsabile del Viminale. “Poi abbiamo la protezione umanitaria che, sulla carta, è riservata a limitati e residuali casi di persone che, pur non essendo in fuga dalle guerra hanno necessità di una tutela. Ma rappresentano il 28 per cento dei casi che poi arriva al 40 con i ricorsi, decine di migliaia di persone. E spesso diventano la legittimazione dell’immigrazione clandestina”.

Il permesso di soggiorno per motivi umanitari è un istituto introdotto nell’ordinamento nazionale nel 1998 e prevede la concessione del beneficio quando ricorrono seri motivi di carattere umanitario nei casi in cui non sussistono i requisiti per il riconoscimento della protezione internazionale. Però questa norma, sottolinea il ministro, ha “legittimato la presenza sul territorio nazionale di richiedenti asilo non aventi i presupposti per il riconoscimento della protezione internazionale il cui numero, nel tempo, si è sempre più ampliato”.

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