Mes, pubblicato il formulario per chiedere gli aiuti

È stato pubblicato il formulario per richiedere gli aiuti del Mes. Il formulario sostituisce di fatto il Memorandum, bocciato per garantire la massima trasparenza sulla mancanza di condizionalità.

 Il ‘valore’ del Mes per i singoli Stati Il documento conferma che i soldi della nuova linea di credito coprono il 2% del PIL del Paese che ne usufruisce. Per l’Italia si tratta di una cifra compresa tra i 36 e i 37 miliardi. Soldi utili alle casse dello Stato, secondo Gentiloni, il Partito democratico e Italia Viva. Una trappola per topi secondo Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.

 Le condizioni sono quelle note. I fondi dovranno essere utilizzati per sostenere spese sanitarie legate direttamente o indirettamente all’emergenza coronavirus nel 2020 e nel 2021.

 Il governo italiano ha tempo almeno fino a giugno per decidere se accedere o meno ai soldi del Mes. La maggioranza resta divisa. Pd e Italia Viva hanno espresso parere favorevole, il Movimento 5 stelle è fortemente contrario. Anche nel mondo delle opposizioni le visioni sono differenti. Lega e Fratelli d’Italia hanno espresso parere contrario, mentre Forza Italia è favorevole. L’accesso al credito passa per l’approvazione del Parlamento. Ad oggi richiedere un voto favorevole significherebbe esporre la maggioranza di governo a un ribaltone che non può sostenere e che non può permettersi.

Giuseppe Conte nel giro di due anni scarsi, è diventato il Premier che, piaccia o no, sarà ricordato per aver gestito la crisi più severa dal Secondo Dopoguerra. Una gestione certamente complicata e tutta in salita dove all‘emergenza sanitaria si è subito accompagnata quella non meno drammatica sotto il punto di vista economico che, gioca forza, ha scontentato molti. Risultato: il Presidente del Consiglio col passare dei giorni, parallelamente al crescere delle tensioni e del malcontento, è finito nel mirino delle opposizioni, ovviamente. Ma non solo.

 Ironia della sorte, la minaccia più seria alla stabilità del Governo arriva proprio dal “fuoco amico” con Italia Viva e il suo leader Renzi che fin dall’inizio non hanno fatto sconti all’esecutivo, dando battaglia su più di una questione. Vedasi per dettaglio, sugar e plastic tax che già mesi fa avevano fatto salire l’asticella della tensione, anticipando più di qualche scenario.

Del resto, che il Governo sia fragile non è certo un mistero: il M5S è ancora in fase di “ricostruzione”, tanto per restare in tema,  diviso tra mal di pancia e molteplici correnti, mentre il “feeling” con l’alleato Pd non è mai sbocciato. Più che una coppia felice, insomma, l’alleanza giallorossa somiglia più a un matrimonio tra due rassegnati, costretti a sopportarsi. Il Premier è in mezzo, ormai da un bel po’, pronto a vestire alla prima occasione utile i panni da paciere che finora hanno funzionato. Ma le insidie sul suo cammino, anzichè diminuire, aumentano.

Uno schema che si ripete da mesi con una variabile che però potrebbe fare la differenza visto che ci muoveremo per un bel po’ in un territorio devastato dalle conseguenze economiche del virus. Non lo nasconde più neanche il Segretario del Pd Nicola Zingaretti,  tornato a dire che dopo l’attuale governo ci sono solo le urne.

  • Tanti i dossier pronti a far “scivolare” il Presidente del Consiglio lungo il cammino. Uno dei più rumorosi è sicuramente la vicenda che riguarda il Ministro della Giustizia Bonafede (un pezzo da novanta del Movimento) con tanto di mozione di sfiducia targata Lega dal cui esito potrebbero delinearsi, in un senso o nell’altro, le sorti del Governo.
  • Non meno spinosa la questione del Decreto aprile, poi diventato maggio ora ribattezzato “dl rilancio“, la maxi manovra da oltre 55 miliardi il cui varo è ripetutamente slittato in scia ai tanti nodi da sciogliere.
  • C’è poi il capitolo della regolarizzazione degli immigrati con la fetta di grillini “nostalgica” dell’alleanza con la Lega, pronti a mettersi di traverso. Teresa Bellanova, intanto, ha messo sul piatto le sue dimissioni da ministro e una bocciatura porterebbe Iv fuori dal perimetro di governo.
  • Dulcis in fundo, il piatto-forte MES. Dopo il semaforo verde dell’Eurogruppo, come da copione, è partito il valzer delle polemiche, tra favorevoli e contrari. Anche qui torna la spaccatura: il M5S nicchia, il Pd apre.

Il Premier Conte, intanto, prova a uscire dall’imbarazzo: se all’inizio non perdeva occasione per ribadire l’inadeguatezza dello strumento, nel corso dei giorni la posizione del Presidente del Consiglio si è decisamente ammorbidita. Mes “da solo” inadeguato, ha continuato a ribadire. E la chiave, secondo molti, potrebbe essere proprio dialettica e nascondersi in quelle due parole “da solo”. Come dire, se accompagnato da altri strumenti, come ad esempio il Recovery Fund,  l’eventuale ok al MES (molto probabile) potrebbe fare meno clamore, specie da un punto di vista politico. Con le opposizioni che, comunque, saranno pronte a cavalcare a loro favore quello che per i contrari sarà una resa in piena regola.
“È un trattato che prevede condizioni, sono soldi a prestito. Se uno non riesce ad adempiere poi viene la Trojka. E’ pericoloso dire sì al Mes perchè dal 2022, finita emergenza, Italia rischia di essere sorvegliata speciale”, dice Salvini.

Insomma, sembra che siano già iniziate le grandi manovre per un “governissimo Draghi”  già da settembre chiamato a gestire la fase della ricostruzione.  Un’ipotesi gradita a Renzi che secondo molti “tramerebbe” in questa direzione frenato però dal Colle concentrato ora a superare la fase critica dell’emergenza.

A stoppare sul nascere l’idea di un governo di scopo ci pensa il niet del principale leader del centrodestra, No a un esecutivo di unità nazionale. Il leader della Lega Matteo Salvini a Mezz’ora in più su Rai3, si schiera contro l’ipotesi di un governissimo guidato da Mario Draghi. Per lui l’unica opzione resta il voto: “Dopo questo governo l’unica scelta è dare la parola agli italiani: gli italiani oggi hanno terribili preoccupazioni, pensiamo agli autonomi e alle partite Iva che non sanno quando possono riprendere. Non penso a giochini politici, entra Renzi, esce Renzi, ma non stiamo in una partita di calcio. O c’è un governo o ci fidiamo degli italiani”.

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