Comunicazione del presidente del Consiglio Giuseppe Conte in aula della Camera, in vista del Consiglio europeo del 12 e 13 dicembre, Roma, 11 dicembre 2019. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

Mes assolutamente no. Anzi, forse ma solo a determinate condizioni

Mes o non Mes, il governo Conte non ha ancora deciso sulla versione soft proposta dall’Ue. Non si interrompono le polemiche sul Mes e soprattutto ancora non è chiaro come possa concludersi la partita a livello europeo. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte resta della sua idea: lo strumento non serve all’Italia, che continua ad invocare gli eurobond.

Ma nella maggioranza di governo non tutti la pensano come il premier. Dal Pd sono arrivate le critiche più aspre: rinunciare per partito preso allo strumento varato dall’Ue non ha senso e rischia di essere controproducente. La polemica investe tutta la maggioranza di governo e alla fine Conte, nella serata del 15 aprile, opta per un compromesso. No al Mes, ma se l’Europa confermasse lo strumento senza condizioni proposto all’Eurogruppo, allora il no dell’Italia potrebbe essere ritrattato. Questo se dovesse fallire la trattativa sugli eurobond.

 Il governo contro il Mes: ‘Non lo firmiamo’. Poi spunta la versione soft al termine dei lavori dell’Eurogruppo. Ripercorrendo le ultime tappe della trattativa europea non possiamo non segnalare un atteggiamento altalenante del governo italiano, figlio di una maggioranza mista, formata dal Movimento 5 Stelle, storicamente non estimatore dell’Europa, e dal Pd, storicamente europeista. Conte dichiara battaglia al Mes e ribadisce in diverse occasioni il no secco allo strumento. “Non serve e non lo firmiamo“.

Il Presidente del Consiglio si batte – politicamente parlando, ovviamente, con i Paesi del Nord. In particolare con la Germania e l’Olanda che respingono con convinzione l’ambiziosa proposta italiana degli eurobond. Possiamo riassumere l concetto parlando di condivisione dei debiti tra gli Stati membri. Ma non tutti i debiti, solo quelli accumulati per fronteggiare l’emergenza sanitaria. No, gli Stati del Nord non si muovono.

L’Eurogruppo della discordia si conclude con la bilancia che pende verso la Merkel. Nelle dichiarazioni finali c’è un Mes in versione soft. Gli eurobond non ci sono ma c’è un paragrafo dedicato alla proposta dell’Italia, che l’Ue si impegna a prendere in considerazione per far fronte all’emergenza. Poco ma meglio di niente. È doveroso sottolineare come, nonostante sia stato inserito nel documento, il Mes soft è stato respinto dall’Italia. Che ovviamente non si è opposta all’adozione dello strumento da parte di altri Paesi.

Pochi minuti dopo la conclusione dei lavori dell’Eurogruppo su Giuseppe Conte e su Gualtieri piovono le accuse di alto tradimento che arrivano da Giorgia Meloni e Matteo Salvini. In una discussa conferenza stampa, nella quale ha annunciato la proroga delle misure restrittive fino al 3 maggio, Giuseppe Conte, bocciando a chiare lettere il Mes, ha puntato il dito contro i leader del Centrodestra facendo i nomi e i cognomi. Ma questa è un’altra storia.

 Il Movimento 5 stelle ha abbracciato la battaglia di Conte contro il Mes, mentre il Partito democratico ha caldamente invitato a prendere in considerazione la proposta europea, non trattandosi in effetti di un Mes nudo e crudo. E così quello che era nato come uno scontro tra maggioranza e opposizione si è trasformato in uno scontro nel governo.

Arriviamo alla sera del 15 aprile quando, con un post su Facebook, Giuseppe Conte, per spegnere le polemiche, conferma di non voler prendere in considerazione il Mes ma rinvia ogni decisione in merito alla fine delle trattative in Europa, quando potrebbe far comodo sfruttare proprio il Mes in versione soft messo sul piatto dai Paesi dell’Ue.

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