Meloni tra Speranza e indiani

Giorgia Meloni, ospite a Tg2 Post, va ancora all’attacco del ministro Roberto Speranza. “Io insisto nel dire che il ministro Speranza è inadeguato a gestire questa fase. Lo dimostrano i dati, lo dimostrano le omissioni rilevanti”. Poi parla della commissione di inchiesta sulla gestione della pandemia che è voluta anche dalla Lega: “Io sono favorevole a una commissione d’inchiesta. Non capisco bene chi dice ‘Speranza resti al suo posto’ ma poi lo vuole processare con una commissione d’inchiesta perché questo fa una commissione d’inchiesta”.

Meloni è anche critica sui voli che continuano ad arrivare dall’India e che stanno mettendo a dura prova i controlli negli aeroporti. In merito alla notizia dei 23 passeggeri indiani positivi individuati a Fiumicino, Fratelli d’Italia chiede “che il ministro della Salute riferisca immediatamente in Parlamento. I sacrifici fatti dagli italiani non possono essere resi vani da Speranza e dalla sua pessima gestione della pandemia”. Il volo Air India da Nuova Delhi è atterrato con 213 passeggeri a bordo – di cui 28 bambini e 3 neonati con 130 bagagli al seguito – che sono stati condotti nella cittadella militare della Cecchignola e in un Covid hotel della Capitale per la quarantena con tre pullman e due van dell’esercito.

I voli dall’India sono bloccati ma con tre deroghe per il rientro in Italia: il possesso della residenza anagrafica in Italia da data anteriore al 25 aprile; la richiesta di raggiungere il domicilio, l’abitazione o la residenza dei figli minori, del coniuge o della parte di unione civile; o gli autorizzati dal ministero della Salute, per inderogabili motivi di necessità, all’ingresso in Italia.

E domani è in arrivo un nuovo volo dall’India a Fiumicino: se ne lamenta l’assessore alla Salute dal Lazio D’Amato. “Non si può scaricare tutto sul sistema regionale”, afferma D’Amato. Adesso l’allerta è massima nell’Agro Pontino dove è in corso una maxi indagine epidemiologica per capire se lì si sta diffondendo la variante indiana.

“Sul territorio – spiega il prefetto di Latina Maurizio Falco – sono quasi 15mila gli indiani regolari, e si paventa che ce ne siano altrettanti irregolari: siccome questo è il periodo della raccolta, che vede impegnati moltissimi di loro, abbiamo deciso di valutare una serie di operazioni condivise con la Regione Lazio, con la Asl e i sindaci del territorio pontino. Sul campo abbiamo una serie di misure, a partire dall’intensificazione negli aeroporti per capire se ci sono arrivi dall’India e lì fare arrivare dei depliant informativi in indiano, indirizzare tutti gli arrivi al concetto di quarantena come fatto necessario per garantire la salute della propria comunità e di tutti, e fornire eventualmente qui in provincia dispositivi di protezione”.

La variante indiana provoca un effetto collaterale accertato: la diffidenza verso i negozi di frutta e verdura gestiti da bengalesi. A parlarne è il presidente dell’Associazione Italbangla, Mohamed Taifur Rahman Shah, bollando la diffidenza verso questo esercizi commerciali come «una cosa ridicola e una paura immotivata».

«La stessa paura dovrebbe esserci nel toccare qualsiasi prodotto venduto in un qualsiasi market che non sia “Bangla”. Trovo che questa cosa sia assurda», ha aggiunto Mohamed Taifur Rahman Shah, parlando del timore, alimentato dall’incubo della variante indiana, che i prodotti venduti in questi negozi possano essere veicolo del virus.

Parlando della variante indiana  Mohamed Taifur Rahman Shah, ha aggiunto «che intanto il Bangladesh ha chiuso i confini con il Bengala Occidentale, dove è stato riscontrata la variante. Tuttavia la situazione epidemiologica in Bangladesh è drammatica, c’è stato un ulteriore aggravamento che ci preoccupa. Ci sono numerosi cadaveri che attendono di essere seppelliti». «Ma per chi vive in Italia – ha precisato – nessun problema».

L’Italia, secondo quanto riferito dal presidente dell’Associazione Italbangla, conta circa 200mila bengalesi residenti, nel Lazio sono circa 50mila e a Roma tra i 35mila e i 40mila. Per il rappresentante della comunità bengalese in Italia, la chiusura degli ingressi dal Bangladesh nel nostro Paese «è comprensibile, anche se c’è chi deve rientrare per ragioni lavoro. Sono comunque davvero pochi. Quindi – ha sottolineato – nessuna crisi al momento».

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