Meloni a Cernobbio partendo dal Made in Italy

Giorgia Meloni era l’ospite più attesa  al Forum Ambrosetti di Cernobbio. E nel suo intervento, in cui si è soffermata soprattutto su temi di politica internazionale e di economia, ha ribadito coerenza e solidità delle proposte di Fratelli d’Italia, rispondendo nel merito delle emergenze in agenda a una campagna della sinistra polarizzata su insulti e spauracchi, insostenibili quanto irricevibili.

A Cernobbio, è stato il momento del confronto tra gli esponenti dei partiti e delle coalizioni in corsa per le elezioni del 25 settembre. Un confronto che Giorgia Meloni ha guidato con voce ferma e toni rassicuranti, sia sul fronte della politica estera, che su quello interno dell’economia italiana martoriata da pandemia e crisi energetica. La Meloni ha chiarito la posizione di Fdi anche sul Pnrr:  «Non può essere eresia dire che il Pnrr, scritto prima che si materializzasse il conflitto in Ucraina, può essere perfezionato». Il nodo dei fondi con cui gestire casse in rosso, inflazione galoppante e crisi energetica, per Giorgia Meloni non può sciogliersi con un nuovo scostamento di bilancio: ‘Penso si possa provare a parlare con l’Europa per perfezionare il Pnrr. Non è impossibile: è previsto». Così come, ha aggiunto a stretto giro sull’energia, lo scorporo fra gas ed energie da fonti rinnovabili «si può fare a livello nazionale», calcolando che dovrebbe avere un costo di 3 o 4 miliardi. Rilanciando sul tema una volta di più: «Io non sarei per lo scostamento di bilancio: penso abbiamo altre risorse». Di più: «Siamo indebitati oltremisura, ma penso che si possano immaginare altre risorse e che si possa provare a dialogare con l’Europa per usare le risorse della nuova programmazione europea».

Giorgia Meloni si domanda: «Se l’Italia domani non mandasse più armi e non partecipasse più alle sanzioni, che cosa farebbe il resto dell’Occidente? Niente: continuerebbe a mandare armi. È la nostra posizione che stiamo decidendo. La nostra credibilità. Se domani l’Italia si sfilasse dai suoi alleati, per l’Ucraina non cambierebbe niente. Ma per l’Italia cambierebbe moltissimo. Una nazione seria che vuole difendere i suoi interessi deve avere una postura credibile. Indipendentemente da quanto durerà questa guerra, la divisione fra blocchi durerà. Sono convinta che il conflitto in Ucraina sia la punta dell’iceberg di un conflitto molto più ampio. Un conflitto il cui obiettivo è la revisione degli assetti mondiali. Se l’Ucraina cade e l’Occidente perisce, il grande vincitore non sarà la Russia di Putin, ma la Cina di Xi Jinping. E chi è più debole in Occidente, segnatamente l’Europa, rischia di trovarsi sotto l’influenza cinese. Quindi bisogna combattere questa battaglia».

Una battaglia che per Giorgia Meloni non può prescindere dalla valorizzazione di una delle nostre armi più potenti: il Made in Italy. E che non può non passare per il rapporto tra Stato e cittadini. Sul punto, allora, la Meloni a Cernobbio ha spiegato che «l’Italia va rivoltata come un calzino. Occorre una rivoluzione culturale, nel fisco, nella burocrazia, nella giustizia, nella sicurezza, che è una pre-condizione di libertà. E nella politica e nel rispetto degli impegni che si prendono per i cittadini».

Con forza la Meloni puntualizza a Cernobbio:  ‘Il centrodestra è unito. E se ci sono delle differenze e delle sfumature – altrimenti sarebbe un partito unico – sulla visione fondamentalmente siamo d’accordo. Come sull’approccio produttivista. Sulla centralità della famiglia. E sulla libertà economica, sul fisco».

L’intervento di Giorgia Meloni a Cernobbio

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