Medio Oriente, i nuovi scenari

A 17 mesi da quel tragico 7 Ottobre del 2023, l’ indebolimento dell’ Iran e il rafforzamento di Israele stanno generando conseguenze che stanno stravolgendo gli  equilibri in Medioriente. Tutti gli attori più importanti di quell’ area si stanno muovendo intorno a quattro possibili scenari che si sovrappongono in rapida successione: il riassetto dell’ area siriana, la ripresa del conflitto a Gaza, l’ estensione degli accordi di Abramo ad altri Paesi della Regione, il pericolo che l’Iran ha ripreso la costruzione dell’arma nucleare. La scelta di Netanyahu  di inviare alla corte di Putin, il consigliere militare Gofman coincide con la richiesta alla Casa Bianca di far mantenere alla Russia le più importanti basi militari in Siria. Il motivo è quello di impedire che la Siria di Ahmad al-Shara diventi un avamposto della Turchia che apertamente sostiene il movimento fondamentalista islamico dei Fratelli musulmani a cui Hamas è legato. Quindi per Israele la Russia è un contrappeso alle ingerenze di Ankara. Ma gli americani ritengono che un alleato della Nato, qual’ è la Turchia, può garantire la sicurezza meglio dei russi. Ormai è chiaro che è in atto un duello tra Telaviv ed Ankara per il controllo dell’ area siriana, perché Israele cerca di controllare tutta l’area che si estende dalle alture del Golan fino alla estrema periferia di Damasco. Se poi aggiungiamo, come già precedentemente evidenziato, che gli Americani cercheranno di estendere gli accordi di Abramo oltre che all’ Arabia Saudita anche a Siria e Libano, non è difficile capire che turchi e israeliani sono i protagonisti di quello che è destinato a diventare il nuovo equilibrio strategico di quell’area, stante il declino progressivo del Iran e del suo regime teocratico degli Ayatollah . Dopo il 7 ottobre Teheran ha cercato di strangolare lo Stato ebraico usando organizzazioni terroristiche, create ed armate lungo i suoi confini , ma Israele ha risposto annientandole. Da qui si evince il perché Netanyahu  concentra tutta la sua attenzione su Gaza e cerca di impedire ad Hamas di restare al potere in quel territorio. Ma il problema è come raggiungere l’ obiettivo: la Lega araba punta su un piano del governo egiziano per la ricostruzione di lungo termine, destinato ad aprire le porte ad uno Stato palestinese, venendo incontro all’ idea della Casa Bianca di assumere la responsabilità della Striscia di Gaza. Ma l’ intento principale del Premier israeliano è quello di eliminare Hamas definitivamente e su questa linea trova concorde anche Trump. Quindi senza trovare un accordo definitivo sul cessate il fuoco, la guerra potrebbe riprendere. Resta tuttavia da capire come Trump riuscirà a coniugare questo scenario che si va profilando e l’ esigenza di trovare un accordo con i Paesi arabi sulla ricostruzione di Gaza. Solo così il principe Saudita, Bin Salman accetterà di sottoscrivere con lo Stato ebraico, gli accordi di Abramo. Ma c’ è anche da sottolineare che ciò che accomuna Arabia Saudita, Israele e Usa è la volontà di impedire all’Iran di portare a termine il programma atomico. Da qui nuove maggiori sanzioni per il regime degli Ayatollah, per indebolirne ancora di più l’ economia e provocare una rivolta sociale. Si ridisegna in Medioriente un nuovo scenario che vede come protagonisti Netanyahu, Bin Salman ed Erdogan e sullo sfondo , la grande novità, le mani che si tendono: quelle di Donald Trump e Vladimir Putin.

Andrea Viscardi

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