Maxi operazione contro la ‘Ndrangheta, oltre 300 arresti

Oltre 330 persone arrestate in diverse regioni italiane, in Germania, Svizzera e Bulgaria, altre cento indagate. E’ questo il bilancio di una maxi operazione dei Carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Vibo Valentia contro la ‘Ndrangheta attiva nel Vibonese e legata alla cosca Mancuso. I provvedimenti di custodia cautelare sono stati emessi dal gip di Catanzaro su richiesta della Dda. Le accuse variano dall’assocazione di stampo mafiosa all’omicidio, dall’estorsione all’usura, fino al riciclaggio.

Oltre 15 milioni di euro i beni sequestrati agli indagati. Per il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri si tratta “della più grande operazione contro le mafie dopo il maxi processo di Palermo”. “I risultati investigativi confermano ancora una volta l’alto livello di pericolosità rappresentato dalla ‘Ndrangheta che deriva non solo dalla capacità di controllo del territorio da cui consegue anche l’esercizio di attività illecite, ma dalla grande disponibilità di ricchezza che le conferisce un’elevata capacità corruttiva, con conseguenti rapporti con le professioni, con le imprese, e di infiltrazione nelle pubbliche amministrazioni locali. Infatti è emersa la costante ricerca di contatti con esponenti politici locali, con appartenenti a logge massoniche, con professionisti e rappresentanti delle istituzioni”, ha spiegato il comandante dei Carabinieri del Ros, Pasquale Angelosanto, a RaiNews 24.

Dei 334 indagati sottoposti alla misura cautelare, 260 sono stati rinchiusi in carcere, 70 agli arresti domiciliari e 4 sottoposti al divieto di dimora. I provvedimenti cautelari sono stati eseguiti in Calabria e in varie province della Lombardia, Piemonte, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Sicilia, Puglia, Campania, Basilicata, nonché in Svizzera, Germania e Bulgaria. I provvedimenti scaturiscono da un’attività investigativa condotta dal Raggruppamento e dal Comando Provinciale di Vibo Valentia in direzione del contesto ‘ndranghetistico vibonese, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro. Le indagini hanno consentito di ricostruire con completezza gli assetti di tutte le strutture di ‘Ndrangheta dell’area vibonese e fornito un’ulteriore conferma dell’unitarietà della ‘Ndrangheta, al cui interno le strutture territoriali (locali/ ‘Ndrine) godono di un’ampia autonomia operativa, seppur nella comunanza delle regole e nel riconoscimento dell’autorità del Crimine di Polsi.

L’operazione “Scott-Rinascita” ha permesso di far emergere: l’esistenza di strutture quali società, locali e ‘ndrine, in grado di controllare il territorio di riferimento e di gestirvi capillarmente ogni attività lecita o illecita; lo sviluppo di dialettiche inerenti alle regole associative, nello specifico, sulla legittimità della concessione di doti ad affiliati detenuti e sui connessi adempimenti formali; l’utilizzo di tradizionali ritualità per l’affiliazione e per il conferimento delle doti della società maggiore, attestato dal sequestro di alcuni pizzini riportanti le copiate; l’operatività di una struttura provinciale – il crimine della provincia di Vibo Valentia – con compiti di coordinamento delle articolazioni territoriali e di collegamento con la provincia di Reggio Calabria e il crimine di Polsi, quale vertice assoluto della ‘Ndrangheta unitaria. A capo della struttura si sono alternati, negli anni, esponenti della cosca “Mancuso”, quali Giuseppe Mancuso, 70 anni, Pantaleone Mancuso, 58 anni, e, da ultimo, Luigi Mancuso , 65 anni, che proprio in tale ruolo di vertice ha governato gli assetti mafiosi della provincia, riuscendo anche a ricomporre in contrasti registrati negli anni tra i vari clan.

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