Matteo Renzi, direzione Pd e la “Buona scuola”

Matteo Renzi , premier e segretario Pd, aprirà domani nella direzione del partito una discussione sulle primarie, sul reddito di cittadinanza e sulle modifiche da apportare sulla riforma della scuola. Si rivolge naturalmente alla minoranza del partito alla quale dice, tra le righe, che chi perde le battaglie interne deve accettarne il risultato. Diversamente, dice, il Pd diventerebbe un partito anarchico. Di diverso avviso è l’interpretazione del leader di Area Riformista, Roberto Speranza: “Prima delle regionali sembrava che esistesse soltanto il Pd. Ora si è capito che non è così e che per contrastare la destra occorre una forza politica unita. Renzi non ha più la forza dei numeri. La sinistra accoglie le sue aperture sulla scuola e sulla riforma del Senato come il segnale di un cambio di equilibrio dentro il Partito democratico. Al Senato, dove i provvedimenti sono attesi alle prove della commissione e dell’aula, la maggioranza non c’è senza il sostegno di una ventina di senatori della minoranza o senza il soccorso di Forza Italia”. Dal punto di vista dei dissidenti Renzi è costretto ad un cambio della direzione di marcia. In sintesi deve cambiare la ruota in corsa. La riforma della scuola in settimana dovrà affrontare la commissione di Palazzo Madama. La minoranza è pronta ad infilarsi nel cuneo e, se questo sarà visto dalla maggioranza come un grimaldello politico, non è escluso che ci possano esseri cambi nei membri presenti in commissione. Per Matteo Renzi il Pd alle regionali ha indiscutibilmente vinto perché governa, a conti fatti, 17 regioni ed il consenso nel Paese è forte. Il consenso più forte di tutta la sinistra europea. Renzi questo non lo dimentica e non dimentica che non c’è mai stato un partito al 40%. La sconfitta in Liguria mette sul tavolo il discorso delle primarie che lo hanno guidato alla scelta del candidato, e se il Pd vuole discutere di candidature deve decidere se le primarie vanno bene oppure no. La discussione, quindi, partirà dalla direzione di domani. Sulla scuola Renzi ha necessità di ascoltare le voci che dissentono sulla riforma, visto che ha aperto un cantiere per assumere 100mila persone, un miliardo in più da stanziare, e maggiori retribuzioni ai professori. Non tutti sono stati felici di questo, in particolare chi ritiene che la scuola sia intoccabile. Il segretario apre quindi la discussione, a condizione che le voci siano pacate e serene. Renzi vuole riportare le classi ai numeri precedenti la riforma del 2008, ovvero 25 studenti per classe. Oggi si arriva a 28. E’ la proposta che avrà dei costi, ma porterà dalla sua parte qualche docente e riformerà la legge Gelmini delle classi pollaio. “Possiamo discutere una settimana in più per cercare consensi. La riforma della scuola ha bisogno di consensi ma ha bisogno di chiudere. Diversamente le centomila assunzioni salterebbero a settembre 2016”. Importante la decisione adottata sul preside-sindaco. I poteri decisi non si toccheranno ma per mitigare il rischio del preside-padrone si pensa che possa restare solo per due mandati, ovvero 6, o al massimo 8 anni. Discuteremo, dice Renzi, ma la Buona scuola la portiamo a casa anche rimettendo mano al testo. Ma un fermo “no” a chi si crede intoccabile.

Roberto Cristiano

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