Matteo Renzi bacchetta Vladimir Putin…

‘Non deve essere il kingmaker, ma è assolutamente fondamentale che Putin ci sia. Sono molto prudente sulle parole. Capisco chi utilizza la parola guerra ma io non la uso. È evidente che l’attacco di Parigi è strutturalmente un attacco militare. L’Italia non si nasconde, è in tanti teatri, ma lo fa senza dichiarazioni roboanti. Abbiamo bisogno di un nostro atteggiamento tipico, più di soft power che di hard power. Se dici chiudi le frontiere, come alcuni hanno fatto in questi giorni, dovresti dire che lo fai per tenerli dentro, perché gli assassini nella stragrande maggioranza dei casi sono nati e cresciuti in Europa’. Ecco alcune pillole del  pensiero di Renzi, la sua visione geopolitica e geomilitare, la sua idea di lotta al terrorismo islamista. Con quel che sta accadendo intorno e in mezzo a noi europei, con la spada dell’Islam dei tagliagole e dei kamikaze imbottiti di esplosivo che fanno macelleria umana con scientifica e assassina strategia militare. Un girovagare indisturbato di miliziani dell’Isis nelle strade delle città europee, dopo essere stati addestrati in Siria ed Afghanistan. Con adepti cresciuti e protetti dalla suicida politica aperturista e illuministicamente vocata ad accogliere chiunque nel nome di una solidarietà e di un buonismo stucchevole. Un magma di contorsioni mentali che hanno fatto dell’Occidente una terra di conquista, , scolorita nella sua identità. In questo contesto il premier italiano si mette a dispensare lezioni. Il leader Vladimir Putin è di avviso completamente diverso, perché per combattere l’Isis occorre che la comunità internazionale formi un fronte unico e unito, come fatto a suo tempo contro Adolf Hitler. Lo ha detto in chiusura del G20, da Antalya, in Turchia, e, per dare risalto ancora maggiore alla propria affermazione, ha anche dichiarato che fra i finanziatori dell’Isis ci sono anche diversi cittadini di Emirati Arabi, Arabia Saudita, Qatar e Turchia. Poco prima, re Salman, sovrano dell’Arabia Saudita, aveva pronunciato un discorso contro i terroristi, descrivendoli come molto difficili da sconfiggere. La Francia marcia con in testa Hollande, facendo dichiarazioni di guerra e manifestazioni di solennità. All’atto pratico Parigi sta proseguendo dritta per la strada già intrapresa tempo addietro, cioè quella dei raid aerei contro gli obiettivi Isis. Non potrebbe fare altrimenti, del resto, Hollande, o rischierebbe di spaccare il proprio paese e lasciare il campo libero alle opposizioni estremiste, che in questo momento è meglio tenere ai margini. Resta infine improntata alla massima prudenza la posizione dell’Italia, con Renzi che invoca di procedere senza isterismi e il ministro Pinotti che ha dichiarato che la lotta al terrorismo non si gioca soltanto con lo strumento militare. C’è poi il tema della propaganda sul web, quello dei finanziamenti, quello delle indagini e dell’intelligence. Il dubbio è che Stato Islamico e terrorismo abbiano moltissimi punti in comune, ma non siano la stessa cosa. Nel primo caso, si tratta di una enorme forza politica sunnita che agisce in Medio Oriente, trovando il supporto più o meno esplicito degli altri gruppi sunniti ivi presenti, con parte della Turchia, l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi, e l’opposizione degli sciiti, primo fra tutti l’Iran. Il terrorismo è un’arma nelle mani dei miliziani, ma, ancor più, di coloro che operano al di fuori delle aree di combattimento e che mirano a indebolire il mondo occidentale, con il pretesto di infedeltà religiosa. L’Isis è uno stato autoproclamato, possiede un esercito e, con adeguati mezzi militari, potrebbe con ogni probabilità essere sconfitto. Il problema del terrorismo, invece, di quel terrorismo che ha portato alle stragi di Parigi, per quanto collegato, specie a livello organizzativo, con lo Stato Islamico, è la manifestazione di un malcontento profondo, che spinge cittadini, ormai europei, a trovare risposta al loro disagio nella dottrina islamica estremista. Forse alcuni terroristi, o aspiranti terroristi, hanno genitori o addirittura nonni non europei che la società giudicherebbe integrati alla perfezione, eppure scelgono di rivolgersi allo Stato Islamico per concretizzare il loro ruolo sociale e politico Bisogna tenere ben presente che il fatto che un massacro sia uno spettacolo orrendo deve farci prendere con maggior serietà la guerra, ma questo non deve una scusa per lasciar arrugginire le nostre spade nel nome dell’umanità. Presto o tardi qualcuno verrà con una spada affilata e ci staccherà le braccia. Se poi Putin non le manda a dire ai miliziani jiahidisti e imbraccia il fucile, mentre i leader europei si perdono in chiacchiere, arriva il nostro premier a dirgli di non sentirsi kingmaker…

Cocis

 

 

 

 

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