‘Svolgerò nuove consultazioni che inizieranno nella giornata di martedì prossimo per trarre le conclusioni e assumere le decisioni necessarie’, afferma il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al termine delle consultazioni al Quirinale: ‘Sono possibili solo governi che ottengono la fiducia del Parlamento con accordi dei gruppi su un programma per governare il Paese, in mancanza di queste condizioni la strada è quella delle elezioni. Il ricorso agli elettori è necessario se il parlamento non è in grado di esprimere una maggioranza di governo. Mi è comunicato che sono state avviate iniziative tra partiti. Ho il dovere di richiedere decisioni sollecite’.
L’assemblea dei gruppi M5S ha dato mandato per acclamazione al capo politico Luigi Di Maio e ai capigruppo Stefano Patuanelli e Francesco D’Uva ad incontrare la delegazione del Pd. Poco dopo la replica del PD: ‘Dalle proposte e dai principi da noi illustrati al Capo dello Stato e dalle parole e dai punti programmatici esposti da Di Maio, emerge un quadro su cui si può sicuramente iniziare a lavorare’, ha affermato il segretario Dem Zingaretti.
‘Vi chiediamo mandato di incontrare la delegazione del Pd per parlare del primo punto, il taglio dei parlamentari, sul quale chiederemo chiarezza’, ha detto il capogruppo M5S Stefano Patuanelli all’assemblea dei gruppi: ‘Per noi il taglio dei parlamentari si deve fare ora, non fra 10 anni come chiede qualcuno. È una riforma fondamentale per il futuro del Paese con cui gli italiani risparmieranno mezzo miliardo di euro. Oggi abbiamo presentato 10 punti per noi imprescindibili e, non a caso, il taglio dei 345 parlamentari e’ stato fissato come primo punto sia in virtu’ dell’importanza che gli attribuiamo sia in virtu’ del fatto che manca solo un voto e dunque due ore di lavoro della Camera per portarlo a compimento. Il taglio dei parlamentari e’ il presupposto per il prosieguo della legislatura e per darle solidita’. A tal proposito, visto che oggi abbiamo letto dichiarazioni piuttosto vaghe al riguardo e visto che la Lega continua ad essere il partito del boh, vi chiediamo mandato per incontrare la delegazione del Pd’.
In realtà quello che Patuanelli chiama proposte vaghe e del ‘boh’ non è niente altro che la proposta di Matteo Salvini che dice chiaramente al Capo dello Stato che lui è disposto a tornare sui suoi passi, a riscrivere un contratto di governo dove i ‘No’ diventino ‘Sì’, e a ridiscutere la squadra di governo. Perché l’Italia non può permettersi di perdere altro tempo, con un governo che litiga’.
Salvini sa che in cuor suo Luigi Di Maio propenderebbe per un ritorno di fiamma con la Lega. È altrettanto consapevole che dentro la galassia grillina c’è una grossa fetta di parlamentari che non gradisce l’alleanza con ‘il partito di Bibbiano’. Ma è conscio del fatto che ormai con Luigi non si parla da giorni.
E allora studia la contromossa. E per recupare il rapporto sarebbe tentato di tirar fuori dal cilindro una carta tenuta nascosta fin qui, ovvero offrire al ministro di Pomigliano D’Arco la premiership. Non è dato sapere se questa offerta sia stata veicolata all’alto Colle. Certo è che davanti al Capo dello Stato Salvini ha speso le stesse parole nei confronti di ‘Luigi’ che poi ha ripetuto davanti ai cronisti uscendo dalla Sala alla Vetrata: ‘Credo che Luigi abbia lavorato bene nell’interesse del Paese, agli insulti di altri preferisco non rispondere. Preferisco un governo che faccia che costruisca, che guardi avanti’.
Dalle parti leghiste, la via maestra non può non essere il giudizio degli italiani, ovvero il ritorno al voto. ‘È la nostra opzione numero uno’. È vero, i canali tra Lega e Cinquestelle restano apertissimi, in fondo non sembrano mai essersi interrotti, confermano da più parti. Ma è altrettanto vero che il programma in dieci punti illustrato dal vicepremier, non è stato gradito dai soldati di Salvini. ‘Sembrava scritto su misura per il Pd’, lamenta un soldato di via Bellerio. Ad esempio, viene criticato il passaggio sull’Ilva: ‘Ma non è stato lui a fare un gran casino a Taranto?’. E ancora sul punto numero 10 del programma, relativo alla Sanità, viene fatto notare: ‘Ma non lo sa che la sanità è regionale per Costituzione?.
“Non lasciamo la nave affondare, perché l’Italia siamo tutti, a dispetto degli interessi di parte” ha detto Di Maio dopo l’incontro con il presidente della Repubblica. ‘Sono state avviate tutte le interlocuzioni per avere una maggioranza solida che voglia convergere sui punti indicati. Noi non lasciamo affondare la nave, che a pagare siano gli italiani. I cittadini che ci hanno votato il 4 marzo, l’hanno fatto per cambiare l’Italia non il Movimento e penso anche che il coraggio non è di chi scappa ma chi prova fino in fondo a cambiare le cose, anche sbagliando con sacrificio e provando a fare le cose. Il voto non ci intimorisce affatto ma il voto non può essere la fuga dalle promesse fatte dagli italiani. Abbiamo tante cose da fare. Abbiamo informato il capo dello Stato di quelli che secondo noi sono obiettivi prioritari per gli italiani, dieci impegni che secondo noi devono essere portati a compimenti. Non è giusto che a pagare questa crisi siano i cittadini italiani, i cittadini ci hanno chiesto di cambiare questo Paese, non di prestarci a giochini politici. Secondo noi gli obiettivi per l’Italia sono 10: taglio del numero dei parlamentari; manovra equa con lo stop all’aumento dell’Iva, il salario minimo e il taglio del cuneo fiscale, il sostegno alle famiglie, alle nascite alla disabilità; cambio di paradigma sull’ambiente con un’Italia 100% rinnovabile con un Green New Deal; una legge sul conflitto di interesse e la riforma della Rai ispirata alla Bbc; dimezzare i tempi della giustizia e riformare il metodo di elezione del Csm; autonomia differenziata e riforma degli enti locali; legalità, con il carcere ai grandi evasori e la lotta alle mafie; piano straordinario di investimenti per il Sud; una riforma del sistema bancario per separare le banche di investimento da quelle finanziarie; tutela dei beni comuni come la scuola pubblica, l’acqua pubblica, la difesa della sanità e le infrastrutture. Il voto non ci intimorisce affatto, ma non può essere la fuga dalle promesse fatte agli italiani. Stare al governo ha fatto perdere consensi al M5s e per tutelarci la strada più conveniente per noi sarebbe tornare al voto, ma è anche vero che i cittadini ci hanno votato per cambiare l’Italia e non per cambiare il Movimento. Il coraggio non è di chi scappa, ma di chi prova fino alla fine a cambiare le cose, anche sbagliando. Al M5s questo coraggio non è mai mancato, anche a costo di perdere consensi. Sono state avviate tutte le discussioni per trovar una maggioranza che converga sui punti che abbiamo elencato’.