Una fetta del partito vuole ostacolare la strada a Nicola Zingaretti, l’unica presunta novità sul panorama democratico. Intanto la mediazione che sembra essere stata raggiunta è quella di rieleggere Martina e fare il congresso prima delle Europee 2019.

L’unica cosa che può fare oggi l’Assemblea,  tra l’altro per quasi il 70 per cento composta da renziani,  è eleggere, o rieleggere o confermare, Maurizio Martina. Se non mancherà il numero legale, l’ex vice di Renzi da reggente diverrà segretario con tutti i poteri del caso, come quelli di nominare una propria segreteria. Anche su questo punto c’è l’accordo, sull’idea di una squadra unitaria.  Sullo sfondo come una cometa è passata anche l’ipotesi di candidare Graziano Delrio alla segreteria. Una strada che, seppur molto ambita dall’ex ministro che sogna di continuare la sua carriera politica, è stata subito smentita dall’interessato.

La vera battaglia sarà a questo punto il se e quando sarà convocato il congresso. Come scrive l’Ansa, lo vogliono prima delle europee di maggio 2019 la sinistra che appoggia Nicola Zingaretti nella sua preannunciata candidatura, ma anche AreaDem di Dario Franceschini e Piero Fassino. Non dispiacerebbe anche alla maggioranza dei renziani, come è emerso alla loro riunione di giovedì, ma il vero piano sarebbe quello di superare l’appuntamento elettorale e arrivare ad autunno 2019. Così da tenere saldo il controllo su liste e partito.

C’è da dire che l’unico movimento degno di nota in background è quello di Martina, che ha colto la palla al balzo della lettera di Pier Luigi Bersani a Repubblica per aprire un canale di dialogo, invitandolo a discutere di futuro della sinistra direttamente alla Festa nazionale dell’Unità. Un primo approccio, che segue gli avvicinamenti già messi in atto dall’ala più attiva della minoranza interna, in particolare quella che fa riferimento a Andrea Orlando.  Soprattutto perché l’ex ministro dello Sviluppo economico da sempre ha scelto come leader Paolo Gentiloni, che a sua volta si è sfilato dalla contesa per cucirsi addosso un ruolo più da federatore, un po’ quello che fu Romano Prodi a metà degli anni Novanta. In questo valzer di proposte spicca il silenzio di Matteo Renzi, che ha scelto di parlare direttamente all’Ergife, davanti a tutti i delegati.

Quel che è certo, è che i democratici nemmeno sono usciti dalla loro emergenza che già devono affrontarne un’altra. Nelle scorse ore è stato arrestato Marcello Pittella, presidente Pd della Regione Basilicata, ai domiciliari nello sviluppo di un’inchiesta della Guardia di finanza sulla sanità locale. Gli esponenti Pd hanno fatto sapere di rispettare la magistratura e hanno inviato una nota di solidarietà con il governatore. Ma è solo l’inizio dell’ennesimo caso da cui in qualche modo il nuovo segretario dovrà tirarsi fuori.