Il Pd si avvia verso il congresso. Fissata la prima tappa del percorso: l’assemblea nazionale si terrà l’11 novembre. Poi partirà la corsa alle primarie. Tanti i candidati ai nastri di partenza. Le probabilità piu’ alte di arrivare fino alla fine per Nicola Zingaretti e probabilmente per Marco Minniti e Maurizio Martina. Gli ultimi due non hanno ancora annunciato la discesa in campo ma sembra questione di giorni.
Non c’è grande entusiasmo sulla prospettiva di tenere il congresso prima delle Europee. Soprattutto tra i renziani. ‘Non mi scandalizzerei se si posticipasse’, ha detto Marcucci, spiegando che in alternativa occorre organizzarlo allora al più presto. Non c’è tanto entusiasmo neanche nel sostenere Minniti. L’ex ministro dell’Interno è stato invocato a gran voce dagli amministratori vicini al senatore di Scandicci. Profilo basso, quindi. L’ipotesi di arrivare ad una scissione ancora non è esclusa ma ora la sfida è sul congresso. Il congresso – ha affermato Martina – è uno strumento utile per completare il lavoro, ma dipenderà da come lo facciamo.
‘Trovo insopportabile che chi ha condiviso tutto del governo Renzi oggi mi spieghi i gravi errori che ha fatto. Nessuna abiura, ma discontinuità si’, ha detto Gianni Cuperlo che ha evocato il fantasma che si aggira, ovvero Renzi. L’ex premier non condivide lo spostamento a sinistra del Pd ma un eventuale suo progetto al di fuori della casa dem potrebbe concretizzarsi più avanti, non ora. ‘Serve un congresso per andare oltre i nostri confini’, ha detto Martina mentre dalle colonne di ‘Repubblica’ è stato Franceschini a lanciare l’ipotesi di un listone aperto. C’è – ha osservato il sindaco di Milano Sala – un tema di rispetto verso chi si vuole candidare, che dovrà decidere entro dicembre visto che le Europee sono il 26 maggio: la circoscrizione è molto larga e bisogna andare in giro. Se si dice lista nuova, bisogna dirlo se si è in condizione di farla. Il tempo stringe.