La corte suprema dell’India ha chiuso tutti i procedimenti pendenti contro i marò italiani, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, per l’uccisione di due pescatori al largo della costa meridionale indiana nel 2012, dopo il pagamento di un risarcimento di 1,36 milioni di dollari.
I due marò erano stati arrestati nel febbraio 2012 ma hanno sempre detto che l’uccisione dei pescatori indiani era stata accidentale, sostenendo di aver scambiato i due uomini per pirati e di aver sparato colpi di avvertimento mentre erano in servizio sulla petroliera italiana ‘Enrica Lexie’.
“Il risarcimento pagato dal governo italiano, al di là dei pagamenti già effettuati, è adeguato”, ha detto M R Shah, uno dei giudici che ha esaminato il caso alla Corte Suprema dell’India, chiudendo il caso contro i due uomini.
L’Italia ha pagato 100 milioni di rupie indiane (1,36 milioni di dollari) di risarcimento, ripartiti tra le famiglie delle vittime e il proprietario della barca, ha detto Shah.
“Si chiude il caso con l’India. Un successo della diplomazia italiana”, ha commentato il commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni.
In un tweet, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha scritto: “Chiusi tutti i procedimenti giudiziari in India nei confronti dei nostri due marò, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Grazie a chi ha lavorato con costanza al caso, grazie al nostro infaticabile corpo diplomatico. Si mette definitivamente un punto a questa lunga vicenda”.
Durissima invece la moglie di Latorre, Paola Moschetti si sfoga: “Da 9 anni sono costretta a parlare a nome di mio marito. A lui è stato fatto esplicito divieto di parlare pena pesanti sanzioni. Non può nemmeno partecipare a qualsiasi manifestazione pubblica. È vincolato al segreto. È ora di chiedersi perché le autorità militari vogliono mantenere il segreto su ciò che sa e vuol dire”. E ancora: “Quello che so è che per la politica italiana siamo stati carne da macello. Presto Massimiliano si presenterà alla Procura di Roma”.
Il nove aprile scorso la Corte suprema indiana aveva deciso che il caso sarebbe stato chiuso solo dopo il deposito del risarcimento pattuito. I due militari erano accusati di aver ucciso nel 2012 due pescatori indiani, al largo delle coste del Kerala: i fucilieri, che erano impegnati in una missione antipirateria a bordo della nave commerciale italiana Enrica Lexie, videro avvicinarsi il peschereccio Saint Antony e, temendo un attacco di pirati, spararono alcuni colpi di avvertimento in acqua. A bordo della piccola imbarcazione, però , morirono i due pescatori Ajeesh Pink e Valentine Jelastine, e rimase ferito l’armatore del peschereccio, Freddy Bosco. Dopo un lungo contenzioso, nel luglio del 2020 il tribunale internazionale dell’Aja, che aveva riconosciuto “l’immunità funzionale” ai fucilieri, aveva stabilito che la giurisdizione sul caso spettava all’Italia e aveva disposto il risarcimento alle famiglie delle vittime. Un milione di euro.
Nelle prossime settimane i due marò saranno ascoltati dalla Procura di Roma. Per questa vicenda a piazzale Clodio è aperto un procedimento da nove anni. Procedimento affidato al sostituto procuratore Erminio Amelio, che in questi mesi ha analizzato gli atti inviati dal Tribunale internazionale dell’Aja – che nel luglio del 2020 ha deciso in favore dell’Italia la competenza giurisdizionale – per poi procedere alla conclusione delle indagini che potrebbe arrivare in estate.