Marino, finto incerto e finto ‘pensatore’

Sto riflettendo e comunicherò presto le mie decisioni alla figura istituzionale che è la presidente Valeria Baglio, ha affermato il sindaco di Roma Ignazio Marino che, arrivato in Campidoglio, ‎ha così risposto a una domanda sulle sue dimissioni e a un eventuale ripensamento: ‘Qui la questione principale non è Ignazio Marino ma è Roma. Marino non ha assolutamente nulla da chiedere né da negoziare con nessuno e per nessuno’. Dimissioni sì, dimissioni no e il rebus resta. Ieri sera si è conclusa con un nulla di fatto la lunga riunione , circa quattro ore, tra il sindaco dimissionario Ignazio Marino e il commissario del PD romano Matteo Orfini, tenutasi a sorpresa a casa del vicesindaco Marco Causi. Insieme a loro anche l’assessore alla legalità Alfonso Sabella e quello ai trasporti Stefano Esposito. ‘Ognuno è rimasto sulle sue posizioni. Abbiamo avuto una discussione molto cordiale. La notizia è che ci si parla ma ognuno resta sulle sue posizioni’, ha sintetizzato Causi, scherzando con i cronisti sul menù della cena: ‘Pasta con le sarde alla palermitana’. Orfini  non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Nei saloni carichi di storia dell’hotel Nacional, alla fine del business forum con le imprese, a Matteo Renzi viene innanzitutto da sorridere: ‘Ma veramente volete che parli di Marino qui a Cuba?’ Negli stessi istanti era in corso l’incontro a Roma fra il sindaco e la dirigenza del Partito democratico guidata da Matteo Orfini, e quello che fa capire il premier è che per lui la questione non potrebbe essere più distante, non solo geograficamente. In Italia Renzi ha già inviato una risposta sulla vicenda: ‘Non ha alcuna voglia di incontrare il sindaco, chi ha avanzato l’ipotesi non sa di cosa parla, almeno prima della formalizzazione delle dimissioni il cui termine scade lunedì’. Del resto non spetta a lui studiare formule che possano incoraggiare il primo cittadino della Capitale a fare un passo indietro definitivo, magari più onorevole di quello che sin qui gli è stato chiesto’. La distanza di Renzi, insieme al sorriso, è tutta nelle parole che scandisce: ‘La posizione del Pd è autorevolmente espressa da Orfini a cui va il mio più totale sostegno’. E visto che Orfini da giorni lavora per arrivare alla conferma delle dimissioni senza se e senza ma, soprattutto senza alcun mandato a concedere qualcosa ad Ignazio Marino che non sia un’uscita di scena immediata, il messaggio è molto chiaro. Per il capo del governo va scritta al più presto la parola fine sulla vicenda Marino, anche perché l’incertezza è uno spettacolo a dir poco spiacevole, che rischia di compromettere ogni possibilità di rimonta del Pd romano alle prossime elezioni. Se Marino continuasse a resistere, sarebbe il Pd a presentare la mozione di sfiducia contro di lui. Se poi gli altri gruppi vorranno votarla, decideranno loro. Ma anche Sel al dunque non si tirerà indietro e, in nome del bene della città, voterà contro Marino. Marino, comunque,  sceglie di non scegliere. Non ritira le dimissioni e non fa neanche sapere cosa intende fare. Insomma, continua a tenere sulla graticola il Pd e i romani. Un comportamento inqualificabile per un sindaco di una metropoli come Roma, con il Giubileo a ridosso e gli occhi di tutto il mondo puntati addosso. Con il passare delle ore appare chiaro il ricatto che sta prendendo corpo. Marino pretende l’uscita con l’onore delle armi. Altrimenti da qui al 2 novembre saranno ore di passione e di incertezza. Il sindaco dimissionario ha poi replicato al presidente dell’Anticorruzione Cantone che ha accusato la capitale di non avere ancora gli anticorpi contro la corruzione. ‘A Roma gli anticorpi esistono, questa piazza domenica ne ha visti migliaia presenti. Nella città ce ne sono milioni. Certamente gli anticorpi vanno valorizzati da noi delle istituzioni, perché se in un organismo vivente gli anticorpi vengono annichiliti non potranno svolgere bene la loro funzione’.
Roberto Cristiano

 

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