Marine Le Pen e Bardella, possibile premier a 28 anni. Marcus Thuram: ‘Tutti devono andare a votare, bisogna  fermare il Rassemblement National’

‘Il Rassemblement National ”ha la possibilità di vincere le elezioni” legislative che si terranno il 30 giugno e il 7 luglio in Francia. E se ciò accadrà, formerà ”un governo di unità nazionale’,  ha dichiarato Marine Le Pen: ‘Riuniremo tutti i francesi, uomini e donne di buona volontà, consapevoli della situazione catastrofica del nostro Paese e spetterà a Jordan Bardella, candidato a Matignon, scegliere la sua squadra”, ma oggi la questione non è distribuire i posti’.

Jordan Bardella, giovane sfidante di Macron, ha un cognome chiaramente italiano anche se all’Italia non ci pensa più di tanto. È cresciuto a Drancy, banlieue difficile di Parigi.  ‘La Stampa’ ha raccontato che la madre viene dal Piemonte. Severino Bertelli-Motta, nonno di Jordan, lavorava alle carrozzerie Bertone vicino Torino. La nonna si chiama Iolanda Benedetto e fino al 1963 vivevano a Nichelino, borgo operaio della Fiat. Il nonno paterno si chiamava Guerrino. Bardella senza accento il cognome. Viene da un piccolo borgo medievale a metà strada tra Roma e Napoli,  Alvito.  Il patriarca è Carmine, nato il 18 settembre del 1910, in uno dei vicoli più popolari di Alvito,  a San Biagio, sotto la «Cappelluccia». I genitori di Carmine sono ignoti. Si racconta di una ragazza che non vuole tenersi il bambino e di una levatrice che fa un gesto d’amore. Ecco cosa c’è scritto negli archivi comunali: «La levatrice Filomena Elia chiede e ottiene di poter tenere lei il piccolo, impegnandosi e promettendo di accudirlo e risponderne davanti alle autorità». Carmine, bisnonno di Jordan, da ragazzo lavora come apprendista meccanico. Si sposa con Maria Antonia Iannitelli e vanno a vivere in uno dei terreni più grassi e ubertosi di Alvito, la Conca. È dove nascerà qualche anno dopo Antonio Fazio, futuro governatore della Banca d’Italia.  Carmine e Mariantonia hanno i primi due figli, Giovanni e Silvio, poi partono per la Francia, a Montreuil, vicino Parigi, e lì nasce Onorio. Solo che ci restano una decina d’anni e tornano ad Alvito. È qui che il 1 aprile del ’44, sul fronte di Montecassino, nasce Guerino, il nonno del volto vincente di «Rassemblement National». Carmine e la sua famiglia ripartono per Montreuil nel ’52. Non torneranno più. Un Bardella con l’accento che spera di governare la Francia.

Bardella, in un’intervista a Bfmtv, ha anticipato che alle elezioni “in 70 collegi elettorali in Francia ci sarà un candidato comune del Rassemblement national-Les Républicains”, spiegando che  alcuni di questi candidati saranno “deputati uscenti”. Allo stato attuale sia il presidente dei Repubblicani e deputato, Eric Ciotti, sia la deputata uscente Christelle d’Intorni hanno dichiarato il loro appoggio al Rassemblement national. Un endorsement che a Ciotti è costato l’espulsione dal partito, che lui ha contestato in tribunale. In attesa del pronunciamento, l’ufficio politico dei Repubblicani si è riunito nuovamente per confermare la propria scelta. Su questa posizione si è schierato lo stato maggiore, compresa la grandissima parte dei deputati. Ciotti, però, ha dalla sua la base: la petizione a sostegno della coalizione con Rn ha raccolto 60mila in poco più di un giorno.

“La classe dirigente repubblicana è sempre stata più a sinistra della massa dei militanti. Più si sale nella gerarchia, più si è al centro. Più si scende in basso, più si è a destra”, ha spiegato il politologo e presidente dell’Osservatorio sul giornalismo in Francia, Claude Chollet, in un’intervista al Secolo. Anche “il ramo giovane dei repubblicani è a stragrande maggioranza a favore di Ciotti”, ha aggiunto, avvertendo che in questo tornante politico i gollisti rischiano di “sparire”.

“Se divento primo ministro farò della questione dell’immigrazione e della sicurezza una delle mie priorità”, ha spiegato ancora Bardella nella sua intervista, precisando che “nei primi giorni farei votare una legge sull’immigrazione per ridurre al minimo i flussi” e che ha l’intenzione di “eliminare lo ius soli”. È stata invece Le Pen a soffermarsi sull’accordo della sinistra francese, unita sotto il ”fronte popolare. Siamo di fronte a un pericolo molto grande: un’estrema sinistra radicale e violenta composta da persone che hanno idee inammissibili”, ha detto, avvertendo che ”c’è il pericolo che domani tocchi a Jean Luc Mélenchon essere primo ministro”.

Ci sono due aspetti, uno politico generale e un altro più personale. Per quanto riguarda il partito, da un lato Eric Ciotti ha sempre fatto parte della tendenza più vicina al Rassemblement National su molti temi come l’immigrazione e l’insicurezza. Dall’altro, e a livello personale, Ciotti vuole diventare sindaco di Nizza, città in cui il Rassemblement National ha ottenuto il 32% dei voti alle elezioni europee, Marion Maréchal poco più del 9% e i Repubblicani poco meno del 9%. Se vuole conquistare Nizza, deve allearsi con il partito dominante, il Rassemblement National.

La classe dirigente repubblicana è sempre stata più a sinistra della massa dei militanti. Più si sale nella gerarchia, più si è al centro. Più si scende in basso, più si è a destra. La procedura di espulsione è illegale e contraria allo statuto del partito. Questa procedura è come un gesto di addio a un partito la cui importanza politica sta diventando secondaria e forse sta scomparendo.

Se Ciotti riuscirà a organizzare una consultazione dei membri in un contesto politico complicato, otterrà facilmente la maggioranza. Il ramo giovane dei repubblicani è a stragrande maggioranza a favore di Ciotti.

Non va dimenticato che al 32,36% di Bardella va aggiunto il 5% di Marion Maréchal (che ha scelto di allearsi con la RN contro il parere di Zemmour) e il 2% dei movimenti più a destra. Si tratta del 40% dei votanti, in un clima che ricorda l’alleanza tra Fratelli d’Italia, Lega e FI in Italia. Non vedo come si possa isolare il 40% degli elettori, a cui si può senza dubbio aggiungere il 3 o 4% dei repubblicani. Tanto più che anche l’LFI di Mélenchon viene talvolta messo al di fuori di questo pseudo arco.

De Gaulle è la statua del Comandante che tutti pretendono di seguire, dimenticando però i fondamenti della sua politica. Ci saranno ancora figure di centro-destra che hanno una forte posizione personale nel loro collegio elettorale, come Laurent Wauquiez, e che non hanno bisogno di un’alleanza per essere eletti. Si salveranno la pelle come singoli, ma se vogliono avere una qualche influenza dovranno unire le forze con il partito nazionale o con ciò che resta dei sostenitori di Macron. Alcuni baroni manterranno un’influenza regionale senza poter rivendicare un destino nazionale.

Il centro-destra sta prendendo forma in Francia. Con un partito dominante, il Rassemblement National, alcune personalità più a destra come Marion Maréchal che si uniranno, e un’ala più moderata proveniente dai Repubblicani. Per quanto riguarda gli scenari, dobbiamo  ricordare che sono necessari 290 eletti all’Assemblea Nazionale per avere una maggioranza. Vedo tre possibilità: il Rassemblement National da solo ottiene più di 290 eletti, il che mi sembra difficile; il Rassemblement National con i suoi alleati repubblicani ottiene questi 290 seggi; il Rassemblement National e i suoi alleati ottengono tra i 200 e i 290 seggi senza una chiara maggioranza. Nei primi due casi, Emmanuel Macron dovrebbe nominare Jordan Bardella come primo ministro; nel terzo caso, la situazione sarebbe di stallo. In ogni caso, la configurazione sarà nuova in un contesto economico difficile.

L’attaccante della Francia e dell’Inter, Marcus Thuram, dal ritiro della sua nazionale in Germania, ha lanciato un appello, in vista delle elezioni legislative anticipate annunciate dal presidente Macron dopo il voto europeo: “La situazione è seria, tutti devono andare a votare, bisogna battersi per fermare il Rassemblement National”, ha detto Thuram, riferendosi al partito di estrema destra francese guidato da Marine Le Pen.

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