Manovra, spunta una tassa per i cani non sterilizzati

Un emendamento del Partito Democratico alla legge di Bilancio che ha superato l’esame dell’ammissibilità prevede che i proprietari dei cani non sterilizzati paghino una tassa comunale annuale, istituita dai sindaci che devono anche prevedere esenzioni specifiche.

Una tassa che nell’intento dei legislatori, andrebbe a combattere il randagismo con una promozione della cultura della sterilizzazione per evitare che centinaia di migliaia di cani debbano finire nelle prigioni dei canili.

La certificazione di sterilizzazione chirurgica definitiva è rilasciata da medici veterinari libero professionisti abilitati ad accedere all’anagrafe regionale degli animali d’affezione, i quali contestualmente provvedono alla registrazione della sterilizzazione dell’animale presso l’anagrafe, si legge nella proposta di modifica presentata dai deputati Anzaldi, Cova e Preziosi.

L’emendamento specifica poi che è prevista l’esenzione per i cani di proprietà di allevatori professionali, i cani esclusivamente adibiti alla guida dei ciechi e alla custodia degli edifici rurali e del gregge; i cani adibiti ai servizi dell’Esercito ed a quelli di pubblica sicurezza; i cani appartenenti a categorie sociali eventualmente individuate dai comuni.

Il senso dell’emendamento l’ha specificato uno degli autori, l’esponente democratico Michele Anzaldi. Secondo una proiezione dai dati ufficiali esistenti, la gestione dei 750mila cani randagi in Italia costa alle casse pubbliche circa 5,25 miliardi all’anno. Se si procede con la sterilizzazione, certificata dai medici veterinari abilitati ad accedere all’anagrafe regionale degli animali d’affezione non si sarà tenuti a pagare il contributo.

Secondo le stime, un cane in canile,  prosegue Anzaldi,  costa al comune da 3 a 8 euro al giorno, cioè 1000-3000 euro all’anno, ma evidentemente questa è la retta che i comuni pagano esclusi altri costi come personale, gestione ed altro,  che devono per forza afferire ad altri capitoli di spesa.

 

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